«Camminare insieme» per una Chiesa dal volto nuovo

500 281 Antonio Lovascio
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di Antonio Lovascio · La Chiesa, dopo questa interminabile pandemia, ha bisogno di ripensare se stessa, per mettere in pratica quello che manca ancora all’attuazione del Concilio Vaticano II. Una sfida epocale di cambiamento quella che ha lanciato Papa Francesco. Una mobilitazione universale. Si è partiti dal basso, in tutte le Diocesi del mondo, per un percorso in successive fasi che durerà fino al Giubileo del 2025, che in Italia farà andare a braccetto il Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023) ed il Cammino sinodale nazionale promosso dalla Cei. In pratica tre Cammini in uno, perché alcune Comunità locali (tra queste l’Arcidiocesi di Firenze, partita nell’aprile del 2017 raccogliendo il vibrante, storico appello pronunciato dal Pontefice nel novembre 2015 nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore) riprendono l’esperienza di “Chiesa in uscita” interrotta a causa del lockdown.

Con la semplicità di un antico maestro, Bergoglio – invitando a non sprecare questa opportunità e sollecitando a “camminare insieme” ed a mettersi “in ascolto” in particolare dei più fragili e lontani, di coloro che sono scartati ed emarginati – ha indicato tre parole chiave: “comunione, partecipazione, missione”. Parole spesso ricorrenti nel suo Magistero, che riconducono ad un unico filo conduttore: “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita”. L’itinerario avrà dunque al centro un “trinomio”: Vangelo, fraternità, mondo. L’evangelizzazione è stato il riferimento che ha guidato gli orientamenti Pastorali che, dal Concilio in poi, la Conferenza episcopale italiana ha offerto alle nostre Chiese. Ora – come hanno sottolineato i Vescovi – si tratta di marciare sempre in questa direzione, ma dando una connotazione sinodale all’impegno dei singoli e delle Comunità, tutti protesi all’ascolto ed alla cura delle relazioni.

Sulla sinodalità Papa Francesco è categorico, non fa sconti: <Non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia, che è il libro degli Atti degli Apostoli>.

La ricca documentazione fornita dalla Cei precisa che la prima tappa (2021-22), “dal basso”, si integrerà con la prima fase del processo sinodale del Sinodo dei vescovi e vedrà protagoniste diocesi, parrocchie, associazioni, famiglie religiose. Questo percorso denominato “narrativo” durerà due anni: nel primo (2021-22) saranno formulate le proposte per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Nel secondo anno (2022-23) si terrà la consultazione del Popolo di Dio su alcune priorità individuate dall’Assemblea Generale Cei prevista per il maggio 2022.

La seconda tappa (2023-24) sarà “sapienziale”: utile insomma per una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente. Impegnerà soprattutto i vescovi, gli operatori pastorali, le Conferenze episcopali regionali, ma anche le facoltà e gli istituti teologici, l’Università Cattolica e la Lumsa, le realtà culturali presenti nel Paese. La terza e ultima tappa avrà come orizzonte il Giubileo del 2025, con l’obiettivo di tenere una grande assemblea nazionale. In questo convenire “profetico” verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare al popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).

Nel dialogo con il mondo dovranno trovare risposta gli interrogativi che oggi vengono posti alla Chiesa nella sua missione. Uno è fondamentale e campeggia nel Documento preparatorio al Sinodo dei Vescovi. Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata? E quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale? E la prima traccia di riflessione e di lavoro che daranno le “equipes” elettive, incaricate nelle varie Diocesi di guidare il lavoro degli Animatori, che, secondo le raccomandazioni della Cei, “dovranno favorire la costituzione di gruppi sinodali non solo nelle strutture ecclesiali e negli organismi di partecipazione (consigli presbiterali e pastorali) ma anche nelle case, negli ambienti di ritrovo, lavoro, formazione, cura, assistenza, recupero, cultura e comunicazione”. Attenzione verso tutte le persone, “perché lo Spirito opera anche in coloro che noi riterremmo lontani e distratti, indifferenti e persino ostili”. Imparando l’uno dall’altro, proprio attraverso l’ascolto e la vicinanza, sarà possibile risuscitare un’alba di speranza.

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Antonio Lovascio

Tutte le storie di: Antonio Lovascio