«Maria madre della Chiesa»

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maria_madre_chiesadi Alessandro Clemenzia • Il giorno 11 febbraio 2018, quasi inaspettatamente, la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha disposto nel Calendario Romano Generale l’iscrizione della memoria della “Beata Vergine Maria madre della Chiesa”.

Si tratta di attribuire a Maria la maternità, non soltanto in riferimento al Verbo incarnato, ma anche alla Chiesa. La maternità, nel suo riferimento cristologico ed ecclesiologico, non è recente nella riflessione ecclesiale; il Decreto menziona due figure, Agostino d’Ippona e Leone Magno: «Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando dice che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa». Il riferimento a Maria come madre della Chiesa appare anche in diversi documenti magisteriali, come ad esempio nella Bulla aurea Gloriosae Dominae di Benedetto XIV (1748).

Questo titolo, dunque, già presente nel “sentire ecclesiale”, viene accolto pienamente da Paolo VI, nel discorso a chiusura della terza Sessione del Concilio Vaticano II: «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima “Madre della Chiesa”, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata e invocata da tutto il popolo cristiano».

Tale titolo è stato maggiormente approfondito da Paolo VI nell’Esortazione apostolica Signum magnum (1967): Maria, sulla base della Scrittura e della Tradizione, è “Madre spirituale perfetta” della Chiesa, “educatrice col fascino delle sue virtù” e “luminoso esempio di perfetta fedeltà alla grazia”. E, facendo esplicito riferimento alla Lumen Gentium, che dedica il suo ultimo capitolo VIII a “La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa”, scrive: «La prima verità è questa: Maria è Madre della Chiesa non soltanto perché Madre di Gesù Cristo e sua intimissima Socia nella nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei l’umana natura, per liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato (LG 55), ma anche perché rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti (LG 65). […] È questa una consolantissima verità, che per libero beneplacito del sapientissimo Iddio fa parte integrante del mistero dell’umana salvezza; essa, perciò, dev’essere ritenuta per fede da tutti i cristiani» (Signum magnum 1).

Il Decreto mette anche in luce alcune tappe fondamentali che hanno preceduto l’inserimento di questo nuova memoria liturgica: nel 1975, la medesima Congregazione propose una Messa votiva in onore di Maria Madre della Chiesa, e Giovanni Paolo II aggiunse questo titolo nelle Litanie lauretane. Si arriva, infine, a Papa Francesco; scrive il Decreto: «Il Sommo Pontefice Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei Pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia iscritta nel Calendario Romano nel Lunedì dopo Pentecoste e celebrata ogni anno».

In questa citazione appaiono alcuni elementi interessanti. In primo luogo si afferma che tale titolo vuole favorire “la crescita del senso materno della Chiesa”: la maternità della Chiesa, infatti, può essere compresa soltanto in una dimensione mariana. Quale relazione intercorre tra Maria e la Chiesa? La lettera della Congregazione per l’Educazione Cattolica (1988), intitolata La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (1988), recuperando quanto era stato precedentemente sottolineato nella Lumen Gentium, spiega come Maria sia: “membro” sovreminente e del tutto singolare della Chiesa; “madre” della Chiesa, come Corpo mistico Cristo; “figura” della Chiesa, in quanto «è anch’essa vergine per l’integrità della fede, sposa per la sua unione con il Cristo, madre per la generazione di innumerevoli figli»; “modello” della Chiesa, nell’attività apostolica della fede, speranza e carità; “intercessione” per la Chiesa dei doni di grazia (cf. n. 9).

Un altro elemento da sottolineare è che tale titolo è stato inserito nel Calendario romano, non tra le solennità (come, ad esempio, l’Immacolata Concezione) o tra le feste (come la Natività), ma tra le memorie universali obbligatorie.

Al di là della storia, e dunque del percorso attraverso cui si è giunti al presente Decreto, è importante rilevare come la liturgia, luogo teologico per eccellenza in cui Dio continua nella storia a dire e a dare Se stesso all’uomo, abbia finalmente accolto quanto la Chiesa, già da secoli, credeva.

Ultimo e significativo elemento da sottolineare è che tale memoria mariana sia stata inserita nel Calendario romano il lunedì dopo Pentecoste, evento che ha un carattere contemporaneamente cristologico, pneumatologico ed ecclesiologico. Così commenta questa scelta il Cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti: «È evidente il nesso tra la vitalità della Chiesa della Pentecoste e la sollecitudine materna di Maria nei suoi confronti».

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