Giovani, volontariato e costruzione del bene comune.

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di Stefano Liccioli · In un mio articolo apparso il mese scorso su “Il Mantello della giustizia” ho riflettuto sul concetto di bene comune e su come veicolare l’importanza di tale concetto ai giovani. In questa sede voglio riprendere quella mia riflessione in riferimento a quanto scritto nel Rapporto Giovani 2020 dell’Istituto Toniolo secondo cui attualmente il 12,5 % dei giovani tra i 20 ed i 34 anni appartiene ad un’associazione o ad un gruppo di volontariato, mentre in passato era il 30,3%. Vale la pena ricordare che sempre il Toniolo nel 2013 aveva messo in evidenza che solo il 6% degli italiani con un’età compresa fra 14 e 29 anni svolgeva abitualmente e con continuità attività di volontariato, e ben il 65% non aveva mai preso in considerazione tale possibilità. Si tratta di numeri che mi hanno particolarmente interrogato perché fare volontariato è un modo concreto per costruire il bene comune.

Sono dati che ovviamente devono essere interpretati e non possono essere assolutizzati, saltando a conclusioni affrettate e semplicistiche della serie “non è più come un tempo” oppure “non ci sono più i giovani di prima”. Il fatto poi di non appartenere a dei gruppi strutturati non significa che non ci siano ragazzi e ragazze attenti e desiderosi di aprirsi al prossimo magari in forma non strutturata. Detto questo è abbastanza evidente come ci sia un generale invecchiamento nelle fila delle associazioni di volontariato, un ambito strategico del nostro Paese che proprio grazie al Terzo Settore è riuscito a colmare, durante i secoli, certe lacune del proprio sistema assistenziale.

D’altra parte le organizzazioni di volontariato, per loro natura, continuano ad avere delle caratteristiche che potrebbero avere ancora appeal su adolescenti e giovani. Essi sono interessati a provare, a fare concretamente, a sentirsi protagonisti: le esperienze associative permettono proprio di cimentarsi in prima persona in situazioni di emergenza o di solidarietà verso il prossimo.

Le organizzazioni del Terzo Settore si dedicano a “cose speciali” e gli adolescenti che sono coinvolti hanno la possibilità di sentirsi responsabili, di essere trattati da grandi facendo leva sul loro desiderio di far parte del mondo degli adulti.

Infine le associazioni permettono di vivere la dimensione del servizio e del lavoro a gruppi in cui, nonostante le difficoltà, si può sperimentare un clima speciale, di appartenenza.

L’elenco potrebbe continuare ancora. Sono alcuni esempi per mettere in luce che il volontariato ha delle peculiarità che in linea teorica lo rendono ancora allettante per le nuove generazioni.

Affinché queste potenzialità possano realizzarsi in un rinnovato coinvolgimento dei giovani nelle attività del Terzo settore occorre che gli adulti siano consapevoli che comunque qualcosa nel tempo è cambiato. Guardando agli adolescenti della Generazione Z gli adulti di oggi devono tenere presente che essi sono diversi da quando erano loro adolescenti: vivono in un mondo mutato rispetto al passato (basti pensare al ruolo inedito che hanno ora Internet ed i social network) che ci deve impedire di guardarli in maniera stereotipata.

In un contesto in rapido mutamento come quello attuale i giovanissimi hanno bisogno di proposte brevi, in sintonia con la curiosità tipica dell’età, che li permettano di provare e di provarsi.

Occorre rifuggire la tentazione di esigere da ragazzi e ragazze una disponibilità misurata sui tempi e le competenze di un adulto. Essi sono unici nella loro diversità dal mondo dei “grandi”, una diversità che deve essere rispettata come tale.

Incentivare la partecipazione dei giovani nelle organizzazioni non significa coinvolgerli a livello “simbolico” o “decorativo”, ma condividere con loro le decisioni operative, scegliere insieme gli obiettivi da raggiungere.

In ultima analisi ritengo che il ricambio generazionale all’interno dell’associazioni di volontariato potrà avvenire soprattutto se gli adulti che vi sono presenti sapranno mettere in atto una cura educativa nei confronti di adolescenti e giovani capace di sintonizzarsi sui loro interessi e sui loro tempi.

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Stefano Liccioli

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