Le radici cristiane in America: Un modello per il mondo

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di Mario Alexis Portella · Il neopresidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, durante la sua inaugurazione, giurò sulla Bibbia di famiglia: “Giuro di preservare, proteggere e difendere la Costituzione. Che Dio mi aiuti”.

Questo atto, ci di giurare sulla Bibbia quando si prende il possesso di un ufficio governativo, è stato iniziato dal presidente George Washington durante la sua inaugurazione nel 1789. Mentre è stato dopo prescritto dal Primo Congresso nello stesso anno per tutti i giudici, legislatori e senatori diversi dal presidente, le parole, “Dio mi aiuti”, non sono previste.

Il motivo di questo gesto, nonostante la separazione tra lo stato e la religione, diventa consuetudine quando Washington, nella stessa cerimonia le improvvisa. Il suo ragionamento: “È il dovere di tutte le nazioni di riconoscere la provvidenza di Dio Onnipotente, obbedire alla Sua volontà, essere grati per i Suoi benefici e implorare umilmente la Sua protezione e favore”.

La fede in Dio è infatti uno degli elementi fondamentali dell’America; non si può parlare di Stati Uniti, senza far riferimento alla religione cristiana, o meglio a quella ben precisa forma di cristianesimo che è radicata nella mentalità americana più di quanto si potrebbe immaginare.

Se prendiamo, per esempio, in mano una qualsiasi banconota o moneta emessa negli Stati Uniti d’America, possiamo leggervi sopra il motto “In God we trust ”, “In Dio ci fidiamo”.

Infatti, la nascita della nazione americana, basata sulle Leggi della Natura e del Dio della Natura — un termine inglese arcaico usato dal pastore anglicano Richard Hooker in The Laws of Ecclesiastical Polity (1593?) per la legge naturale e le norme positive come scritto nella Scrittura — non era soltanto il motivo per i coloni americani di separarsi dal sovrano inglese, ma di conseguenza creare una nazione indipendente e sovrana in cui l’essere umano potrà esercitare i suoi diritti inalienabile che provengano da Dio: “la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità”.

Il punto di partenza dell’esistenza americana, a differenza di quella europea, implica un’accettazione che la libertà individuale e collettiva di deve eseguire come Dio ci ha rivelato nelle Sacre Scritture.

Una cosa che trovo come cattolico e cittadino americano è la mancanza di riferimento a Dio nell’ambiente politico europeo, purché l’Europa avendo le radice cristiane nella sua antropologia. Non vuol dire che il cristianesimo è una religione europea, ma essa è stata accolta in Europa, contestualmente le ha dato una struttura civile. Il Cardinale Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, diceva che “L’Europa dall’Atlantico agli Urali ha un senso solo se si tengono presenti le radice cristiane di tutti quei popoli che vi abitano”.

E per questo l’Unione europea si trova in un guaio socio-politico perché le loro decisioni si basano sul consenso umano che escludono Dio e le loro radice cristiane — questo è dovuto alle tradizione dell’Illuminismo che sradicò ogni riferimento al Dio Trinitario nell’azione politica e civile.

Per quel motivo Thomas Jefferson, nelle sue Notes on the State of Virginia (1785) ha scritto: “Dio che ci ha dato la vita, ci ha dato la libertà. Le libertà di una nazione possono essere sicure quando abbiamo rimosso la convinzione che queste libertà siano un dono di Dio? In effetti, tremo per il mio paese quando rifletto che Dio è giusto, che la sua giustizia non può dormire per sempre”.

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Mario Alexis Portella

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