Considerazioni di un liberale atipico

171 295 Giovanni Campanella
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jesper-jespersendi Giovanni Campanella • Nel 2016, la casa editrice Castelvecchi ha pubblicato un piccolo libro, intitolato Sono un liberale?, all’interno della collana “Eliche”. Nel libro, Jesper Jespersen ha raccolto alcuni piccoli interventi dell’illustre economista John Maynard Keynes su tematiche di pensiero sociale, aggiungendo una prefazione ed una introduzione. L’edizione italiana è curata dall’economista Bruno Amoroso.
John Maynard Keynes, nato a Cambridge nel 1883 e morto a Tilton nel 1946, è considerato il padre della teoria macroeconomica (nella prefazione, Jespersen arriva addirittura a chiamarlo l’«Einstein dell’economia»).

«Dopo gli studi a Eton e Cambridge, lavora come funzionario all’India Office. Durante la Prima Guerra Mondiale è al Ministero delle Finanze e negli anni immediatamente successivi elabora la sua critica all’ortodossia liberista» (copertina).

Il primo scritto proposto, Le mie prime convinzioni (il titolo originale è My Early Beliefs), non è di facile lettura: tratta di sottili temi di filosofia morale e di filosofia politica. In esso, Keynes racconta i giovanili scambi di opinione con gli altri membri del circolo di intellettuali di Bloomsbury. Illustra il suo tragitto interiore dall’affrancamento dall’utilitarismo benthamiano di matrice vittoriana all’approdo al cosiddetto “individualismo olistico”. Jespersen ammette che in effetti questa definizione

«suona immediatamente come una contraddizione. L’individuo singolo è al centro e ha la responsabilità di vivere una “buona” vita; ma questo non può accadere in modo indipendente dall’ambiente. L’individuo non è un atomo liberamente fluttuante, ma al contrario si sforza di essere in una sorta di organico equilibrio mentale con l’ambiente circostante. Il Circolo di Bloomsbury aveva quindi un’importante comprensione delle differenze individuali, ma attribuiva nel contempo alla “comunità” un grande significato» (p. 14).

Sono un liberale? (il titolo originale è Am I a Liberal?) è la trascrizione di un discorso tenuto da Keynes nel 1925 durante la Liberal Summer School di Cambridge. In esso, Keynes prende le distanze dal Partito Conservatore e dal Partito Laburista, anche se confessa di avere una lieve affinità con le frange centriste del secondo. Sembra che il piccolo Partito Liberale sia il gruppo a lui più consentaneo. Tuttavia, si distacca dagli ultra-liberali sottolineando la grande importanza di interventi statali per favorire il benessere sociale. Ricorrenti sono gli inviti alla politica a intervenire senza tentennamenti per combattere il flagello della disoccupazione, un male per tutti perché è espressione dell’inutilizzo di risorse per rafforzare il circuito economico di cui ognuno si giova. Far del bene agli altri non mira (solo) a ottenere il paradiso in cielo ma ottenerlo qui sulla terra. Per Keynes (come già per un liberale sui generis come Locke), interesse individuale e interesse pubblico non sono affatto antagonisti. Tutt’altro.
Lo scritto Liberalismo e laburismo, è un estratto dal discorso tenuto al Manchester Reform Club il 9 febbraio 1926. L’ultimo paragrafo è emblematico, degno di nota e dà una sintesi generale degli orientamenti di Keynesfee-john-maynard-keynes

«Il problema politico dell’umanità è di riuscire a combinare tre cose: efficienza economica, giustizia sociale e libertà individuale. La prima richiede senso critico, precauzione e conoscenza tecnica; la seconda uno spirito altruista ed entusiasta che ami l’uomo comune; la terza tolleranza, ampio respiro, apprezzamento dei valori dell’eccellenza, della diversità e dell’indipendenza, e che preferisce, sopra ogni cosa, offrire opportunità reali al talento eccezionale e all’ambizione. Il secondo ingrediente è il bene principale del grande partito del proletariato. Ma il primo e il terzo richiedono le qualità di un partito che, per tradizioni e antiche simpatie, è stato la dimora dell’individualismo economico e della libertà sociale» (p. 9).

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Giovanni Campanella

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