La chiesa in Vietnam verso il futuro, forte del passato

181 279 Giovanni Campanella
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di Giovanni Campanella · Come in tutta la Chiesa universale, su impulso di papa Francesco, anche nell’Arcidiocesi di Hanoi, si organizzano incontri sulla sinodalità. In questi incontri, dibattendo sul futuro della chiesa in Vietnam, sono emerse le grandi figure dei missionari del passato, che, a guisa di fari, hanno arricchito il Vietnam con una inestimabile eredità spirituale. Infatti, intervenendo in queste assemblee, sia il Vicario Generale, padre Anton Nguyen Van Thang, sia lo stesso Arcivescovo di Hanoi, Joseph Vu Van Thien, hanno rimarcato l’importanza della formazione umana, intellettuale e spirituale dei sacerdoti e dei seminaristi, con particolare riguardo alla loro coscienza missionaria. Relativamente a questo ultimo aspetto,

«la Chiesa in Vietnam ha ripreso e riflettuto anche sui noti documenti storici “Monita ad Missionarios” (“Istruzioni per i missionari”) scritti quasi quattro secoli fa dai Vicari apostolici François Pallu e Pierre Lambert de la Motte, fondatori della Società delle Missioni Estere di Parigi (1663). Inviati in Asia su richiesta della Santa Sede, i due sacerdoti scrissero i Monita ad Ayutthaya, nel Regno del Siam, nel 1665, riunendo una serie di regole di condotta per i missionari, ispirandosi alla Sacra Scrittura, alle costituzioni dei Sommi Pontefici, alla dottrina dei Padri della Chiesa, agli esempi dei santi. Oggi la Chiesa vietnamita riprende quelle istruzioni come un tesoro del passato che illumina il presente: al recente incontro dei Seminari maggiori del Vietnam, organizzato ne giorni scorsi a Da Lat il tema centrale era: “Il cammino di evangelizzazione e la costruzione della Chiesa del Vietnam secondo l’idea del Vescovo Pierre Lambert de la Motte”» (vedi).

La Santa Sede eresse il vicariato apostolico del Tonchino (la parte più settentrionale del Vietnam dove appunto si trova Hanoi) il 9 settembre 1659 con il breve Super cathedram di papa Alessandro VII. Pierre Lambert de la Motte fu inviato in Vietnam su sollecitazione del famoso gesuita Alexandre de Rhodes, colui che avviò l’evangelizzazione del Vietnam e che aprì la primissima chiesa ad Hanoi nel 1627 (de Rhodes fu anche il primo a trascrivere i caratteri della scrittura vietnamita in un alfabeto con caratteri romani). De la Motte partì dalla Francia nel 1660 e giunse nel Sud-Est asiatico quasi due anni dopo. Dovette fare il viaggio via terra, attraversando Persia ed India, perché le navi inglesi e olandesi non ammettevano missionari cattolici mentre le navi portoghesi ammettevano solo missionari connazionali.

«Dal 1666 fu messa in atto la costituzione di Propaganda Fide sulla formazione dei preti autoctoni, opera che diede i suoi frutti nel 1668 con l’ordinazione dei primi 2 preti tonchinesi, cui seguirono altri 7 nel 1670. In questo stesso anno Pierre de la Motte, in assenza di Pallu, indisse il primo sinodo del Tonchino, in cui furono gettate le basi per l’organizzazione della Chiesa. Fu fondata anche la congregazione religiosa locale delle Suore amanti della Santa Croce, che si diffuse poi in tutto il Paese» (vedi)

Nella sua pur breve storia, la chiesa in Vietnam ha sofferto molto e subito numerosissime persecuzioni da parte dei governanti che via via si sono avvicendati. Nel martirologio romano si trovano più di 50 occorrenze di martiri e santi del solo Tonchino e cinque di queste riguardano espressamente martiri di Hanoi. Tuttavia, forte proprio di così luminosi esempi del passato, la chiesa vietnamita guarda con entusiasmo e slancio alle sfide scaturenti dalle frontiere della nuova evangelizzazione.

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Giovanni Campanella

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