La riforma agraria dei Governi De Gasperi. Un libro di Ballini e Bernardi

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di Giovanni Pallanti · La storiografia italiana della seconda metà del Novecento è stata fortemente ideologizzata da storici poco obiettivi e soprattutto da intellettuali organici al partito comunista italiano. Un libro controtendenza e basato solo su fatti realmente accaduti, e quindi sulla vera storia, è stato scritto da Pier Luigi Ballini e da Emanuele Bernardi. Ballini professore ordinario di storia contemporanea alla facoltà Cesare Alfieri di Scienze Politiche a Firenze e Bernardi, professore associato di Storia alla “Sapienza” di Roma, hanno recentemente pubblicato per l’editore “Studium” il libro “Il governo di centro: libertà e riforme. Alcide De Gasperi – Antonio Segni, carteggio (1943-1954)”. Un libro fondamentale che racconta che cosa in realtà fu nei fatti il periodo di governo degasperiano. La Dc nata nel 1943 con lo sbarco degli angloamericani in Sicilia, si strutturò come partito popolare democratico e riformista. De Gasperi non per caso parlava di partito di centro che guardava a sinistra. Di centro perché la Dc nacque e rimase come alternativa ai fascisti e ai comunisti e guardava a sinistra come partito riformatore. Riformatore di che? Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale i contadini erano la grande maggioranza dei lavoratori. Un Paese distrutto dalla guerra era difficile governarlo, anche perché la condizione delle campagne era come nei tempi antichi un mondo dove molte braccia lavoravano per pochi padroni. Nel 1921 Antonio Gramsci scriveva sulla condizione dei contadini in Italia: “l’Italia è il Paese dove le madri educano i figlioletti a colpi di zoccoli sulla testa, è il Paese dove in alcune Regioni sembra naturale, fino a qualche anno fa, mettere la museruola ai vendemmiatori perché non mangiassero l’uva, dove, in alcune Regioni, i proprietari chiudevano a chiave nelle stalle i loro dipendenti al ritorno dal lavoro per impedire le riunioni e la frequentazione delle scuole serali….”. Questa condizione antica era grossomodo ancora quelle nelle campagne del XVIII° e XIX° secolo. Quando i contadini alzarono la testa e cominciarono gli scioperi guidati dalle leghe rosse e dalle leghe bianche guidate dai socialisti e dai popolari, il Fascismo nascente fu armato dagli Agrari che fecero tabula rasa delle leghe contadine e tutto ritornò al vecchio come descritto da Gramsci alla vigilia della marcia su Roma. I fascisti, in verità, qualcosa fecero per i contadini: istituirono come forma di conduzione delle singole fattorie i libretti agrari per cui i padroni non potevano più tenere i conti al buio e mantenere così sempre in debito i contadini nei loro confronti. Nel 1947 fino al 1954 la Dc fu al governo con i socialisti democratici di Saragat, i repubblicani di Randolfo Pacciardi e i liberali e avviò un programma di riforma della proprietà agraria che di per sé significò la liberazione di milioni di contadini dalla schiavitù del latifondo. Ministro dell’agricoltura era Antonio Segni e poi Sottosegretario Emilio Colombo: tutti e due provenienti dal mondo cattolico e come De Gasperi fortemente motivati nel loro impegno democratico e riformista dalla eco della Rerum Novarum di Leone XIII°. La riforma agraria consisté soprattutto nella requisizione e spartizione dei grandi feudi dell’Italia centrale e meridionale e della risistemazione dei fitti agrari nella pianura padana e nell’Emilia Romagna. I grandi latifondisti come i Torlonia, i Colonna, gli Alliata di Monreale e tanti altri principi e duchi che possedevano migliaia di ettari di terreno furono espropriati e fu data la terra ai contadini: nacquero così i coltivatori diretti, in antitesi alle grandi proprietà terriere. I comunisti negli anni ’40 sobillavano le masse contadine all’occupazione delle terre delle grandi famiglie feudatarie. Il governo De Gasperi dovette tutelare la legalità e impedire la conquista della terra con la violenza. Per questa ragione gli storici comunisti hanno visto nei governi di centro una politica regressiva. In realtà, come si legge nel carteggio tra de Gasperi e Segni, la Dc voleva la riforma agraria nella legalità e nella libertà. In quegli anni in Europa i comunisti appoggiati dall’armata rossa sovietica andavano al potere nell’Europa centrale con dei colpi di stato militari (Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria). In Italia c’era una destra economica che faceva capo al partito liberale, che pur stando al governo con la Dc era contraria alla riforma agraria. Così come il Vaticano, legato alle famiglie aristocratiche della nobiltà papalina, storicamente proprietaria di immense proprietà terriere. Unica eccezione in Vaticano fu l’appoggio di Giovanni Battista Montini a De Gasperi e alla politica della Dc. Per questa ragione, come si legge nel libro di Ballini e di Bernardi, la riforma agraria voluta dai democristiani fu una rivoluzione epocale. Il libro edito dalla Studium, è un caposaldo della nuova storiografia italiana che racconta i fatti del Novecento così come sono realmente accaduti.

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Giovanni Pallanti

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