Quando l’aiuto non aiuta

303 500 Giovanni Campanella
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COVER-aiuto-PROCESSATO_1-page-001di Giovanni Campanella • Nel mese di aprile 2018, la casa editrice Castelvecchi ha pubblicato, all’interno della collana “Irruzioni”, un piccolo libro, intitolato Aiuto! – Giustizia e sussidi internazionali. Il titolo originale è International Justice and Aid. Do we need some scheme of redistribution of income at the world level along the lines of what most countries have at the national level?. L’autore è Joseph Eugene Stiglitz.
Stiglitz, classe 1943, è un economista statunitense e Premio Nobel per l’Economia nel 2001. Ha insegnato nelle più prestigiose università degli Stati Uniti e del mondo: Yale, Stanford, Princeton e, dal 2003, alla Columbia University.

«È stato capo del dipartimento di ricerca economica della Banca Mondiale, dove ha ricoperto anche la carica di vicepresidente. Ha avuto numerosi incarichi governativi e dal 2003 è membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali» (copertina).

Il libro ha uno stile divulgativo e anche chi non è esperto di temi economici riuscirebbe a leggerlo senza difficoltà. L’autore illustra alcuni pregi e difetti delle precedenti e delle attuali politiche internazionali di aiuto allo sviluppo dei paesi più poveri. Avanza poi delle proposte per il futuro.

È noto che spesso certi finanziamenti vanno a rimpinguare le tasche di classi dirigenti corrotte o ad accrescere armi ed eserciti piuttosto che essere davvero destinati al rafforzamento delle infrastrutture o del tessuto produttivo di un Paese. Ciò può avvenire all’insaputa del benefattore. Ma può anche avvenire col benestare dal benefattore. In tal caso si chiama “aiuto allo sviluppo” ciò che in realtà ha altri obiettivi: Stiglitz fa l’esempio dei soldi inviati al Congo di Mobutu, unicamente volti a “persuaderlo” a non aderire al blocco sovietico.
A volte, le condizioni imposte per ricevere gli aiuti vanno paradossalmente a detrimento dello sviluppo dello stesso beneficiario.4252

Ricevere soldi può essere di grande aiuto ma a ciò deve necessariamente accompagnarsi la capacità e la possibilità di impiegarli bene. A tal proposito, Stiglitz menziona la lettera che papa Benedetto XVI indirizzò alla Cancelliera Angela Merkel in occasione del G8 del 2007. In essa, si evidenzia che gli aiuti hanno poca efficacia se rimangono in piedi barriere commerciali e pesanti debiti da dover saldare. Spesso i debiti dei paesi in via di sviluppo si aggravano semplicemente perché i relativi prestiti sono stati fatti in valuta forte e quindi sottoposti a un forte rischio di cambio. È giusto che buona parte di tale rischio sia trasferito, con apposite assicurazioni, in capo a paesi più forti e in grado di sostenerlo.

Infine, scagliandosi contro alcuni studi che ritiene errati, Stiglitz afferma con forza che la riduzione delle disuguaglianze attraverso una oculata redistribuzione della ricchezza è una forte spinta alla crescita.

Dare”…. quasi sempre non basta. L’autore considera indubbiamente molto importanti i trasferimenti dai ricchi ai poveri ma l’aiuto “aiuta” quando ricevere ed impiegare bene sono un tutt’uno.

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Giovanni Campanella

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