di Giovanni Campanella • Nel mese di gennaio 2018, la casa editrice EDB ha pubblicato, all’interno della collana “Cammini di chiesa”, un piccolo saggio, intitolato Mettersi in gioco. Chiesa, parrocchia e sport. È introdotto da Carolina Kostner ed è formato da quattro articoli rispettivamente di don Antonio Mastantuono, Luca Grion, mons. Mario Lusek e Fortunato Ammendolia. Mentre i primi due articoli si muovono più su linee generali e teoriche, gli ultimi due esaminano l’interrelazione tra Chiesa e gioco/sport calandoli in una dimensione più concreta.
Kostner è nota per essere stata otto volte campionessa italiana di pattinaggio artistico su ghiaccio, cinque volte campionessa europea e, nel 2012, campionessa mondiale. Nel 2014 ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi invernali di Soči. Nella sua testimonianza, sottolinea quanto lo sport sia stato importante nello sviluppo del suo carattere. Lo sport le ha trasmesso l’importanza di valori quali l’amicizia, il rispetto, la competizione pulita, la consapevolezza dei propri limiti, andando avanti senza mai pensare di non avere più nulla da imparare.
Il primo autore è don Antonio Mastantuono, sacerdote della diocesi di Termoli-Larino, parroco in Larino e docente di Teologia pastorale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha insegnato anche presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale sezione San Luigi in Napoli. Dal 2005 al 2008 è stato Assistente nazionale del Movimento lavoratori di Azione cattolica. Dal 2005 al 2014 è stato Assistente nazionale del Movimento di impegno educativo dell’Azione cattolica. Attualmente è Vice-Assistente centrale dell’Azione Cattolica Italiana.
Il suo contributo ha un taglio storico-teologico. Rileva come in ambito cristiano non sia stata immediata l’intuizione di servirsi del gioco come veicolo positivo di apertura verso l’altro. E tuttavia, già su un piano biblico, si potrebbe dire che Dio abbia da sempre giocato e che le categorie di gioco e gioia hanno spesso caratterizzato la storia del creato, fin dalle sue primissime origini. Sono celebri e vengono citati spesso, discutendo questo argomento, i versetti 30 e 31 del capitolo 8 dei libro dei Proverbi :
«io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo»
Col tempo, la Chiesa ha sempre più valorizzato il grande potenziale del gioco. Anche teologi di spessore come Hugo Rahner e Moltmann hanno scritto saggi specifici sul gioco.
Il secondo autore è Luca Grion, professore associato di filosofia morale presso l’Università degli Studi di Udine e presidente dell’Istituto Jacques Maritain e del Centro Studi Jacques Maritain. È direttore della Scuola di Politica ed Etica Sociale – SPES – promossa dall’Arcidiocesi di Udine in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza Episcopale Italiana. Dirige, assieme a Giovanni Grandi, “Anthropologica. Annuario di studi filosofici”. Sposato e padre di tre bimbi, vive a Majano (UD).
Grion mette in guardia rispetto alle varie storture dello sport attuale, come il doping, la corruzione, la condanna dell’imperfezione, l’iper-esaltazione della performance. Bisognerebbe purificare lo sport dalle sue degenerazioni e valorizzarne i molteplici aspetti positivi. Tra le altre cose, lo sport puro rafforza la pace, fa scoprire la ricchezza dell’altro, potenzia l’unità, evidenzia la bellezza dello stare insieme e suggerisce che non si è liberi dalle regole ma grazie alle regole.
Il terzo autore è monsignor Mario Lusek, sacerdote e parroco dell’Arcidiocesi di Fermo. Ha ricoperto diversi incarichi in svariati e diversificati settori pastorali ed ha svolto numerosi servizi diocesani nell’associazionismo cattolico (Agesci, Csi, Farsi Prossimo), e come insegnante di religione nelle scuole superiori. È stato per molti anni direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana. Rappresenta la Cei nella Consulta Nazionale delle Antiche vie storiche e di pellegrinaggio, presso il Ministero dei Beni Culturali.
Lusek cita vari documenti ufficiali e ricorda che già da san Pio X i papi hanno chiaramente compreso l’importanza dello sport. La ricca esperienza dell’associazionismo d’ispirazione cristiana ha influito moltissimo nella cultura dello sport in Italia. Anche se del 1995, la nota pastorale Sport e vita cristiana è ancora fondamentale per ogni operatore pastorale che voglia occuparsi di sport. In un discorso del 7 giugno 2014, papa Francesco ha affermato: «Se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa».
Il quarto autore è Fortunato Ammendolia, studioso di Pastorale Digitale e di opinion mining in ambito religioso. Egli rileva, come già Lusek nel suo contributo, che talvolta, a livello “popolare”, si contrappone il gioco al catechismo. In realtà la catechesi non dovrebbe essere totalmente sconnessa dal gioco e anzi dovrebbe servirsene come strumento importante per passare da un catechismo-obbligo «a un catechismo-dono, che apre alla gioia. Il gioco, quindi, non prima o dopo il catechismo ma dentro la catechesi, che ne eredita le caratteristiche» (p. 60).