di Francesco Vermigli • Nelle scorse settimane è uscito un agile documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica che tenta di leggere in modo non conflittuale la questione del cosiddetto gender, vista da un punto di vista educativo: «Maschio e femmina li creò». Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione. In queste nostre righe vorremmo presentare tale documento e – per quanto ne saremo capaci – provare a pensare brevemente il tema del gender a partire da esso.
Il documento si articola in tre parti: «Ascoltare», «Ragionare», «Proporre». Esso pare mettere in atto le modalità tipiche della dottrina cristiana quando accede ad una realtà: lettura critica della specifica realtà, promozione di una visione cristiana di quella stessa realtà, presentazione di criteri pratici (qui, criteri educativi) atti a governarla e, appunto, a “educarla”. Che poi è forse, almeno vagamente, l’eco lontana di quel celeberrimo metodo, siglato dalle parole: “vedere”, “giudicare”, “agire”. Tuttavia – a rigor di analisi – non pare che questa tripartizione metodologica corrisponda esattamente all’articolazione in tre parti: piuttosto i tre momenti dell’approccio alla realtà del gender sono trasversali alle tre sezioni; fatta eccezione per l’ultima parte che pare più direttamente corrispondere alla rilevazione di criteri operativi.
Come si può capire, parlare di gender o di “ideologia gender” significa inserirsi in una delle discussioni che agitano di più l’opinione pubblica di oggi; un campo in cui non sono mancati pronunciamenti dello stesso pontefice, che inanellano il documento della Congregazione: basti pensare all’Amoris laetitia (che il documento cita in particolare ai nn. 56 e dal 281 al 283), ma anche al Discorso alla Delegazione dell’Istituto “Dignitatis humanae” (7 dicembre 2013), al Discorso alla Delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (11 aprile 2014), al Discorso ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna (17 novembre 2014) e al Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita (5 ottobre 2017). Primo obbiettivo della Congregazione è distinguere, proprio sulla scorta del papa, ciò che emerge dagli studi seri sul tema, dalla deriva ideologica del medesimo: «nell’intraprendere la via del dialogo sulla questione del gender nell’educazione è necessario tener presente la differenza tra l’ideologia del gender e le diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane» (n. 6).
Nella prima sezione dedicata all’«Ascoltare» si ricostruisce innanzitutto la storia dello sviluppo delle linee interpretative della sessualità umana che vanno sotto la categoria del gender. Quindi si notano i punti di incontro tra la visione cristiana della sessualità e il gender; in modo particolare si nota come tali studi trovino nella valorizzazione della femminilità un punto convergente con il modo in cui la Chiesa di oggi guarda al compito della donna nella società e nella medesima comunità ecclesiale. Infine, ci si sofferma sugli elementi critici insiti nella lettura ideologica del gender: ciò che si pone come maggiormente problematica è la tendenza alla separazione – non già alla semplice distinzione – tra la dimensione corporea, e quindi sessuata della persona, e l’identità sessuale, considerata come frutto dell’opzione fluida del singolo.
Il riconoscimento che la «separazione tra corpo ridotto a materia inerte e volontà che diviene assoluta» (n. 20) porta alla manipolazione del corpo e all’indifferentismo riguardo alla realtà che ricevo prima di ogni mio atto di volontà determinato, non basta. È necessario mostrare uno sguardo positivo sulla sessualità dell’uomo: a ciascun uomo è chiesto di mobilitare ogni potenzialità psichica, relazionale e affettiva e il modo di stare nel mondo, che risultano connesse alla dimensione sessuata della persona. È la sezione («Proporre») dedicata innanzitutto alla lettura del dimorfismo sessuale maschile/femminile dal punto di vista dell’antropologia cristiana. Si tratta di una lettura antropologica che vorrebbe nelle intenzioni della Congregazione aprire alle questioni più direttamente educative. In realtà i criteri pratici proposti sono piuttosto esili: di fatto sembrano ridursi all’ascolto rispettoso della situazione concreta e all’informazione aggiornata che si richiede all’educatore e all’insegnante, circa gli sviluppi delle scienze umane e delle scienze biologiche e mediche implicate nel gender.
Il documento appare semplice e sintetico, preoccupato di leggere la questione alla luce dell’antropologia cristiana e proponendo qualche criterio orientativo per il mondo dell’educazione. Il tema necessiterebbe di ulteriori sforzi teoretici: in modo particolare, ci pare, mostrando la dimensione sessuata dell’uomo non come un limite che si frappone all’autodeterminazione della persona, ma come un dato di partenza per la crescita psichica, affettiva, relazionale e persino spirituale dell’uomo; a quell’uomo a cui è chiesto di avanzare fino a raggiungere la pienezza di Cristo (cfr. Ef 4,13).