Qualche pensiero sulla «politica». Con l’aiuto di tre Santi

250 320 Andrea Drigani
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downloaddi Andrea Drigani •La politica è costantemente e continuamente al centro dei rapporti dentro gli Stati e tra gli Stati. E’ un argomento che pur muovendo dall’antichità è sempre attuale e guarda pure al futuro. Richiamare qualche spunto per una meditazione sulla politica, alla luce della cultura cristiana, anche ai nostri giorni, forse non è tempo buttato via. Con la parola «politica» si intendono due concetti, che sono tuttavia da ritenersi collegati, lo studio del fenomeno politico e l’esercizio dell’attività politica. Lo studio (o scienza) della politica riguarda soprattutto l’origine e il fondamento dello Stato, la sua organizzazione e la sua autorità, la natura dell’agire politico ed economico, le sue relazioni con la morale e la religione. Questi problemi furono già oggetto di riflessione dei grandi filosofi greci, in particolare di Platone e Aristotele. Per quanto attiene all’esercizio della potestà politica, San Tommaso d’Aquino (1225-1274) dice che sono due le virtù che devono maggiormente brillare in coloro che ne sono titolari: la giustizia e la prudenza. La giustizia garantisce i doveri tra le persone private, i doveri degli individui verso la comunità e i doveri della comunità verso i cittadini. La prudenza è necessaria quando si tratta di approntare le leggi che si reputano opportune per provvedere al bene comune. Scrive infatti il Dottore Angelico: «Spetta alla prudenza deliberare, giudicare e comandare rettamente i mezzi che servono per raggiungere il bene di tutta la collettività». San Giovanni Paolo II, durante il Grande Giubileo dell’anno 2000, segnatamente il 31 ottobre, volle proclamare San Tommaso Moro (1478-1535) Patrono dei Governanti e dei Politici. Papa Wojtyła nella Lettera con la quale decideva tale Patrocinio ne spiegava i motivi. Innanzitutto il bisogno da parte del mondo politico ed amministrativo di avere dei modelli credibili, che mostrino la via della verità in un momento storico in cui si moltiplicano ardue sfide e gravi responsabilità, che richiedono scelte politiche chiare a favore della famiglia, dei giovani, degli anziani e degli emarginati. San Giovanni Paolo II affermava la necessità di riandare all’esempio di San Tommaso Moro, che si distinse per la fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime proprio perché, in esse, intendeva servire non il potere, ma l’ideale altissimo della giustizia. imagesForte di tale rigoroso impegno – osservava ancora Papa Wojtyła – lo statista inglese pose la propria attività pubblica al servizio della persona, specialmente se debole o povera; gestì le controversie sociali con squisito senso d’equità; promosse l’educazione integrale della gioventù. L’armonia tra il naturale e il soprannaturale costituisce forse l’elemento che più di ogni altro definisce la personalità di San Tommaso Moro: egli visse la sua intensa vita politica con umiltà semplice, contrassegnata dal celebre «buon umore», anche nell’imminenza della morte. Non volendo dare il proprio appoggio al disegno di Enrico VIII che voleva assumere il controllo sulla Chiesa in Inghilterra, rassegnò le dimissioni. Per la sua irremovibile fermezza nel rifiutare ogni compromesso con la propria coscienza, fu imprigionato, «processato» e decapitato. L’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale: ecco la luce che ne illuminò la coscienza. San Tommaso Moro – dichiarava San Giovanni Paolo II – con la sua vita testimoniò, fino all’effusione del sangue, il primato della verità sul potere e il servizio alla persona umana come fine supremo della politica. Il Concilio Vaticano II ci rammenta, tra l’altro, che i Santi non cessano di intercedere per noi presso il Padre e la nostra debolezza è quindi molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine, questo può valere anche per la politica.

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