Benedire. Opera di Dio, opera dell’uomo

221 329 Francesco Vermigli
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di Francesco Vermigli · La benedizione è un atto che viene frequentemente compiuto tanto dalla Chiesa nel suo complesso, quanto dal singolo credente. Quando è un atto di colui che appartiene alla Chiesa, esso trova il proprio fondamento nel sacerdozio battesimale, che per il credente è come il presupposto della possibilità stessa di benedire (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1669). Quando è un atto che implica più direttamente la vita ecclesiale e sacramentale, la benedizione acquista una dimensione rituale via via più accentuata; legandosi sempre più al sacerdozio ministeriale (Ibidem). In entrambi i casi, la benedizione è un’opera dell’uomo o della Chiesa – assemblea dei credenti – che scende su persone, situazioni, oggetti, luoghi. Eppure non si può in alcun modo dimenticare che la benedizione è un’opera che innanzitutto coinvolge Dio: che ha Dio, cioè, alla propria origine.

Prima di tornare a vedere quale sia il senso della benedizione dal punto di vista degli uomini, ci chiediamo: che significato ha invece essa dal punto di vista di Dio? Innanzitutto notiamo come l’atto stesso della creazione sia una benedizione: ciò che non è, viene all’essere; ed è dunque questo stesso atto creatore una benedizione per tutto ciò che viene all’esistenza. Il libro della Genesi si apre con il primo racconto della creazione che può essere letto come un racconto di benedizione: la benedizione di Dio è implicita nella ripetizione della formula “e Dio vide che era cosa buona”. È invece esplicita a Gen 1,22 (sugli animali), a Gen 1,28 (sull’uomo e sulla donna che sono stati creati) e a Gen 2,3 (sul settimo giorno).

E quello che accade con la creazione, accade nondimeno nel tempo, nella storia della salvezza. Ogni opera che Dio compie nel tempo, è un’opera di benedizione; perché si tratta di un’opera salvifica, dal momento che reca il bene all’uomo. Così, solo per fare un esempio, recita il salmo: «Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita! Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele!» (Sal 128,4-6). La benedizione si invoca sugli altri, come l’augurio più grande che si possa fare ad un uomo. La benedizione è la presenza di Dio che si chiede per coloro a cui si vuole bene. E coinvolge un popolo («Pace su Israele!»): perché la benedizione non si può fermare alla realtà familiare, sulla quale il salmo pure la invoca in prima battuta.

La benedizione però più grande per l’uomo è Cristo. Egli si direbbe è la benedizione di Dio in persona. Perché Cristo è la presenza di Dio tra gli uomini. Ne è cosciente la Lettera agli Efesini, quando nel celebre inno cristologico del primo capitolo afferma: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (Ef 1,3). Gli uomini sono benedetti in Cristo con una benedizione spirituale, che ha la sua origine, la sua matrice in cielo. Se la benedizione di Dio indica la presenza di Dio nel mondo e lo sguardo che Dio rivolge all’uomo, allora quale grande benedizione è che il Figlio Unigenito di Dio, proprio Lui che era nel seno del Padre, sia divenuto carne?

L’inno della Lettera agli Efesini ci apre però anche ad altre considerazioni. Colui che benedice, è anche colui che dobbiamo benedire. “Benedetto sia Dio” perché “ci ha benedetti”. Poiché nella creazione e nella storia della salvezza facciamo esperienza del fatto che l’opera di Dio è una benedizione, proprio per questo Colui che è la fonte di ogni benedizione, diventa anche Colui che viene benedetto. Benedictus benedicat, secondo una celebre formula di benedizione: “Benedica, Colui che è il Benedetto”.

Per un ultimo nostro passo, torniamo all’argomento con cui abbiamo iniziato: ma ora sapendo che la benedizione che impartisce la Chiesa o che mette in atto il singolo credente non si può fermare al gesto rituale. La radice più profonda, la fonte ultima di ogni benedizione è infatti in Dio e nella sua benevolenza. In altre parole, la benedizione della Chiesa o del singolo è fatta di gesti, di parole; ma ha un senso solo se intendiamo questi gesti e queste parole alla luce della benedizione che Dio ha manifestato nella creazione e attraverso il tempo fino al compimento della benedizione che è Cristo.

La benedizione che i singoli battezzati e la Chiesa impartiscono su persone, situazioni, oggetti, luoghi è innanzitutto un’invocazione e una preghiera. L’invocazione e la preghiera che si rivolge a Dio perché guardi a ciò che ci sta a cuore e lo custodisca, perché mostri la sua benevolenza, perché rivolga il suo sguardo e la sua misericordia e doni il dono della pace (cf. Num 6,22-26).

La benedizione: opera dell’uomo che invoca nel mondo la benedizione di Dio.

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Francesco Vermigli

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