Tina Anselmi: vera cristiana e vera democratica.

235 283 Giovanni Pallanti
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550x189x2056571_tina_anselmi3-jpg-pagespeed-ic-ka4smhzmh0di Giovanni Pallanti Tina Anselmi è morta il 1°novembre del 2016 per la festa di tutti i Santi. Aveva 89 anni. Da giovane maturò la sua opposizione al regime fascista in virtù dell’insegnamento del suo babbo socialista e sostenitore di Giacomo Matteotti ucciso dalla Ceka fascista nel 1924. Tina Anselmi era nata nel 1927 a Castelfranco Veneto. Il suo babbo però rimase sempre fedele alla memoria del deputato socialista che aveva contestato le elezioni del 1924 vinte da Mussolini in un clima di terrore e violenza. Durante la seconda guerra mondiale fu molto impressionata dalla visita che le autorità nazifasciste imposero alle scuole venete al viale degli impiccati a Bassano del Grappa. I repubblichini di Salò e i nazisti avevano impiccato molti giovani partigiani e retinenti alla leva bandita dal maresciallo Graziani. In quella passeggiata guardando il supplizio di quei giovani quasi coetanei Tina Anselmi promise a se stessa di lottare contro ogni dittatura per la libertà dei popoli. Tramite una sua compagna di scuola prese contatto con il comandante di una brigata partigiana. Il comandante era un ufficiale degli Alpini che dopo l’8 settembre 1943 si era schierato con la Resistenza. Tina Anselmi diventò una coraggiosa staffetta partigiana con il nome di Gabriella. Svolse numerose e pericolose azioni militari. Dopo la guerra diplomata maestra cominciò a insegnare nelle scuole elementari e si iscrisse all’università cattolica di Milano, dove si laureò in lettere. Frequentò molto poco le aule universitarie dedicandosi all’insegnamento e soprattutto nelle lotte a favore delle donne lavoratrici delle filande venete. Tina Anselmi ricordava che era rimasta colpita dalle storie di queste donne lavoratrici che venivano sfruttate e mal pagate negli opifici della sua Regione. Donne, ricordava l’Anselmi, che avevano addirittura le mani lessate dal lavoro nelle filande dove immergevano le mani nell’acqua calda per lavorare i tessuti.

Diventata Deputata per la Democrazia Cristiana, ha sempre sostenuto di essere stata ispirata dall’azione politica di Alcide De Gasperi, Aldo Moro e Benigno Zaccagnini. Nominata Ministro del Lavoro, fu la prima donna chiamata al governo, nel 1976, nella storia della Repubblica Italiana. A chi gli rimproverava di avere un carattere molto duro Tina Anselmi diceva:”penso di essere una donna forte ma non dura”. Come Ministro riuscì a varare provvedimenti che equiparavano sui luoghi di lavoro i diritti delle donne a quelli degli uomini. A chi le diceva che era una femminista rispondeva che gli uomini e le donne sono in egual misura figli di Dio e che la storia e la cultura avevano creato delle disparità a favore degli uomini. Sempre la Anselmi a questo proposito diceva:”crederò alla parità uomo donna in politica solo quando un Ministro uomo mediocre sarà sostituito da un Ministro donna mediocre”. Nel 1981 fu chiamata dai Presidenti della Camera e del Senato a presiedere la commissione parlamentare di indagine sulla loggia massonica P2.

Minacciò gli arresti immediati ad un generale di corpo di armata che non voleva rispondere alle domande che lei faceva sul ruolo eversore della loggia massonica segreta di Licio Gelli. Michele Sindona quando incontrò Tina Anselmi disse:” Onorevole risponderò alle sue domande perché lei mi ha sempre chiamato avvocato Sindona e non bancarottiere come mi hanno definito altri politici.”

Questa è la prova della sua inflessibilità ma anche del suo garbo nel combattere i nemici del bene comune.

In una intervista televisiva a questo proposito Tina Anselmi ebbe a dire: “come metodo rispetto tutti anche i miei avversari perché nessuno possiede tutta la verità”. In questa affermazione Tina Anselmi dimostrò di essere una vera cristiana e una vera democratica. Una donna coraggiosa e rispettosa di tutti. Anche dei suoi avversari. Un esempio anche per le donne e gli uomini del nostro tempo. Secondo lei, legatissima ad Aldo Moro, sull’uccisione dell’uomo politico democristiano avvenuta, forse a Roma, il 9 maggio 1978 c’era ancora molto da scoprire. Secondo Tina Anselmi, Moro fu ucciso da coloro che non volevano una collaborazione democratica per il rinnovamento della politica in Italia tra le grandi forze popolari. Secondo Tina Anselmi, Aldo Moro non fu liberato anche se chi poteva farlo sapeva che le Brigate Rosse lo avevano imprigionato in un appartamento in via Gradoli a Roma. Disse anche che lei aveva avvertito il giorno prima del rapimento di Moro e dell’uccisione della sua scorta, in via Fani, che il Presidente della DC stava correndo un grave pericolo. Fu inascoltata. Con la sua morte Tina Anselmi ci lascia questo testamento morale: che prima o poi venga finalmente fatta luce sui veri mandanti dell’assassinio di Moro.

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Giovanni Pallanti

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