Donato Giannotti e la «Republica Ecclesiastica»

321 500 Andrea Drigani
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di Andrea Drigani · La pubblicazione di opere antiche ed inedite costituisce sempre una grande operazione culturale; e in questo senso si colloca la recente pubblicazione, curata da William J. Connel, per i tipi delle edizioni Einaudi, del libro «Della Republica Ecclesiastica» di Donato Giannotti.

Donato Giannotti nacque a Firenze nel 1492, pochi mesi dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e sei anni prima di quella di Gerolamo Savonarola.

Ebbe rapporti di amicizia e di stima con Niccolò Machiavelli. Ricoprì l’incarico di segretario della Cancelleria dei Dieci della Repubblica di Firenze, tra il 1527 e il 1530. Il ritorno dei Medici, lo costrinse all’esilio prima a Venezia, poi a Roma.

A Roma fu accolto dal cardinale Niccolò Ridolfi (1501-1550) che si avvalse dalla sua collaborazione, lo protesse e lo incoraggiò per la stesura della sue opere.

Donato Giannotti, grande fautore della istituzione repubblicana, compose, tra l’altro, tre volumi su questo tema, in particolare sul corretto funzionamento di questo tipo di governo. Nel 1538 scrisse «Della Republica Fiorentina» e nel 1540 il dialogo «Della Republica de’ Vinitiani», che ebbero molto successo.

Donato Giannotti, anche per le reiterate richieste del cardinale Niccolò Ridolfi, concluse questa trilogia con la trattazione «Della Republica Ecclesiastica» composta nel 1541 (quattro anni prima dell’inizio del Concilio di Trento), che però non venne stampata e soltanto in quest’anno 2023 è stata edita per la prima volta.

Donato Giannotti, dopo la morte del cardinale Ridolfi, si pose a servizio del cardinale François de Tournon (1489-1562), che rappresentava gli interessi della Francia presso la Curia Romana; alla morte di quest’ultimo, si trasferì a Venezia, per rientrare poi a Roma nel 1571, dove morì nel 1573 (cfr. Sergio Marconi, «Giannotti Donato», in «Dizionario Biografico degli Italiani», 54, 2000, pp. 527-533).

Per Donato Giannotti la «Republica Ecclesiastica» è da considerarsi divisa in due parti distinte, ma collegate; nella prima parte il dominio temporale e nell’altra quella autorità concessa da Dio ai pontefici «di assolvere le anime de’ peccati et liberarle dalle mani del diavolo, et finalmente governarle in modo ch’elle acquistino la gloria del Paradiso».

Secondo Giannotti, dunque, il governo temporale, garantendo la libertà e l’indipendenza del Romano Pontefice da ogni pressione o ingerenza delle autorità civili, imperiali, regie, e da qualsiasi altro potentato, ha permesso il regolare svolgimento del governo spirituale.

Su questo Principato Ecclesiastico, così differente dagli altri Principati civili, Giannotti vuol riflettere, anche in vista di alcune riforme per rafforzarne l’efficacia, con l’apporto della Storia della Chiesa, quasi facendo del suo trattato, come annota Connel, «la prima storia moderna della Chiesa e la prima storia di questo genere scritta da un laico».

Giannotti si avvale in special modo degli studi storici di Biondo Flavio (1392-1463), di Bartolomeo Sacchi detto il Platina (1421-1481) e di Marc’Antonio Coccio Sabellico (1436-1506).

Compulsando l’indice si reperiscono, tra l’altro, i sommari del «progresso» (inteso latinamente come andare avanti) sia delle Chiese orientali che della Chiesa romana, ribandendo l’esistenza dell’unica cattolicità nella due tradizioni: orientale e latina.

Vi è inoltre una presentazione dettagliata dei concili ecumenici e di alcuni concili particolari, dai quali Donato Giannotti evince che insieme alla proclamazioni dogmatiche che contrastavano le eresie, vi erano sempre delle norme che riguardavano la vita del clero e le opere apostoliche, i canoni conciliari perciò erano sia teologici che giuridici.

Per quanto concerne l’autorità del Romano Pontefice egli la ritiene, sulla basi delle fonti, come la potestà suprema di giudicare i vescovi, accusati da altri vescovi, e cita i casi di Sant’Atanasio e di San Giovanni Crisostomo.

I vescovi, per Donato Giannotti, sin dall’antichità erano stati eletti dal clero e dal popolo, senza conferma pontificia, e in tal modo si doveva continuare, respingendo con forza le pretese imperiali o regie di nomina.

Giannotti proponeva un ampliamento dei poteri e del ruolo del Collegio dei Cardinali, vero Senato della Chiesa, sia in ordine al governo temporale, e sotto l’autorità del Romano Pontefice, del governo spirituale.

Connel nell’Introduzione conclude che «c’è un’innegabile nobiltà nel tentativo di Giannotti di analizzare criticamente la storia della Chiesa, non per erudizione, né per promuovere un insieme di convinzioni dottrinali, ma per migliorare un’istituzione che egli vedeva come un baluardo necessario contro la tirannia».

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