Libera, nomi e numeri contro le mafie

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di Arianna D’Amico · Era il dicembre 1994 quando la stampa annunciò ufficialmente la nascita di Libera, un “cartello di associazioni contro le mafie”. L’associazione nasce dall’iniziativa di don Luigi Ciotti, impegnato da tempo non solo nella lotta alle mafie, ma anche, più in generale, in diverse attività volte al contrasto delle disuguaglianze, delle dipendenze e delle oppressioni che spesso si presentano in diversi aspetti (e in diverse modalità) all’interno di un sistema sociale che “diventa ingiusto”.

In particolare, quando si parla delle mafie si trovano parole ricorrenti quali potere, violenza, gerarchie ed omertà. Libera, per sua natura, si oppone a tali concetti cercando quindi di dare valore e significato al dialogo, alla collaborazione, alla legalità e alla giustizia. Un ruolo fondamentale lo ha il concetto di memoria: il ricordo e la consapevolezza dell’esistenza della criminalità organizzata si accompagnano alle molte testimonianze e alla continua ricerca della verità, come lo stesso don Ciotti sottolinea ogni volta che ne ha l’occasione. Questo riguarda in primo luogo tutti quei casi in cui si conosce il nome o la storia di una vittima ma non si sa niente, o molto poco, sui motivi e le circostanze della sua morte.

L’obiettivo di Libera è quindi quello di portare a dei cambiamenti permanenti, etici, sociali e culturali per contrastare e “rompere” alla radice il sistema mafioso e, per esteso, l’illegalità e l’ingiustizia. Tra le molte associazioni aderenti, oltre al Gruppo Abele, presieduto da Ciotti, si trovano l’Arci, l’Acli, Legambiente e la Fuci.

Nel 1993, in seguito alle stragi di Capaci e via d’Amelio don Ciotti fondò il periodico “Narcomafie”, successivamente sostituito da “Lavialibera”, per creare un nuovo mezzo di comunicazione e diffusione (e talvolta di supporto), al quale hanno contribuito nel tempo giornalisti, docenti, magistrati e molti altri.

Sono nate poi varie iniziative e percorsi educativi, tra i quali i progetti riguardanti i beni confiscati alla mafia, basati sulla volontà di trasformare la ricchezza accumulata dalle famiglie mafiose in qualcosa di socialmente utile. Uno dei progetti principali, E!State Liberi!, riguarda i campi di impegno e formazione, che portano ogni anno una partecipazione attiva e un contributo pratico alla gestione di tali territori. Oltre, ovviamente, alla sensibilizzazione e alla formazione che li caratterizzano, i campi cercano di coinvolgere partecipanti di ogni tipo, dai ragazzi agli adulti, dalle scuole alle aziende, per dare una nuova vita a luoghi e risorse che altrimenti rischierebbero di rimanere vuote e inutili, a partire dai territori coltivati nel sud Italia.

È da qui che nasce Libera Terra, che porta avanti i principi dell’associazione anche nel mercato alimentare: formata da un insieme di cooperative sociali agricole (essenzialmente da contadini), si occupa della gestione di strutture produttive e terreni confiscati alle mafie. Il marchio di libera terra racchiude un ideale di rispetto e valorizzazione di territori, sapori e, soprattutto, persone, tanto da essere definito “il marchio della qualità e della sostenibilità”. Anche qui lo scopo è quello di raccontare i sapore di terre spesso ignorate, nonché quelle principalmente colpite dal fenomeno mafioso, attraverso i loro prodotti tipici.

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