«Giacomo Matteotti. Un italiano diverso». Note da una biografia

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di Andrea Drigani · Cento anni fa, il 10 giugno 1924, veniva assassinato Giacomo Matteotti.

L’intellettuale fascista Giuseppe Bottai (1895-1959) scrisse, pochi giorni dopo, che era «il più efferato, inumano, stupido delitto che si potesse commettere».

Tra le biografie di Matteotti, che era nato nel 1885 a Fratta Polesine in provincia di Rovigo, vorrei segnalare quella redatta da Gianpaolo Romanato intitolata «Giacomo Matteotti. Un italiano diverso», edita, lo scorso mese, nei Saggi Bompiani.

Romanato ha insegnato storia contemporanea nelle Università di Padova e di Trieste-Gorizia. Proviene da una famiglia originaria di Fratta Polesine, dove presiede il Comitato scientifico della Casa Museo Giacomo Matteotti. Dal 2007 fa parte del Pontificio Comitato di Scienze Storiche nominato da papa Benedetto XVI e confermato da papa Francesco.

Il libro di Romanato parte dalla descrizione delle precarie condizioni sociali ed economiche del Polesine, che dalla fine dell’Ottocento sino agli inizi del Novecento, erano contrassegnate da una pesante povertà che aveva provocato, tra l’altro, contestazioni e ribellioni.

Il volume prosegue con la narrazione delle vicissitudini storiche della famiglia Matteotti e della formazione culturale e personale di Giacomo, con riferimento ai suoi studi giuridici, in particolare sul diritto penale che, forse, facevano presagire una carriera accademica.

Un notevole spazio viene, poi, dato da Romanato all’ampio epistolario tra Giacomo Matteotti e la moglie Velia Titta, nel quale si rileva la personalità di Giacomo, non solo nell’aspetto politico, ma anche nell’interiorità e nell’intimità delle sue convinzioni.

Vi è quindi la presentazione del socialismo di Matteotti, tra rivoluzionari e riformisti, con una progressiva scelta verso quest’ultimi, nella netta contrapposizione al bolscevismo, da qui le dure critiche, nei suoi confronti, di Antonio Gramsci e di Palmiro Togliatti.

Infine lo scontro frontale col fascismo, perchè Matteotti sin dall’inizio del movimento mussoliniano aveva visto il grave pericolo che rappresentava per le sorti dell’Italia.

Romanato, nell’introduzione, osserva che la disponibilità delle fonti ha permesso di conoscere, in maniera approfondita, lo spessore di Giacomo Matteotti: la sua raffinata preparazione giuridica, la zelante partecipazione ai lavori parlamentari, i contatti internazionali, l’attenzione alla politica europea.

Romanato rileva come, sempre dalle fonti, emerge che Matteotti era un uomo duro, intransigente, alieno dai compromessi, talora pure sgradevole, fedele senza limiti ai propri ideali, disinteressato al proprio tornaconto personale.

Termina affermando che Giacomo Matteotti era «Un italiano e un politico diverso dai tanti che operavano e che opereranno nell’agone politico nazionale. Di qui il titolo di questo libro». Un libro che racconta la sua vita. «Sapendo come visse – conclude Romanato – capiamo perché morì».

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