I giovani, l’anima e il vero medico del mondo

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di Antonio Lovascio · Perdura qualcosa di irrisolto nel rapporto dell’uomo con la fede. Penso ai giovani, soprattutto, perché salta agli occhi il riaffacciarsi, tra loro, proprio del sentimento religioso. Tornando a rovistare nell’anima, scoprono che fuori non c’era ciò che cercavano. Al di là delle infatuazioni, delle ingenuità, di talune forme persino morbose, quello che colpisce della loro ricerca è che non sempre procede, astrattamente, sulle piste di Dio. Si sono però rifatti vivi con Gesù, che considerano, per così dire, uno di loro, perché qui c’è già stato. Ci fanno capire di aver bisogno di “ricostruire” l’immagine ad essi più vicina, quella del Figlio, cioè di Cristo.

Tra le ombre di un antico smarrimento ho trovato risposte confortanti nel bel libro di Francesco Giorgi, “Il medico del mondo – Alla scoperta dell’anima”(pubblicato da Ladolfi Editore) che offre tanti spunti per un cammino esistenziale da intraprendere nel tentativo di raccordo tra fede e razionalità, tra religione e scienza, tra spirituale e carnale, comprese le più complesse relazioni umane. Sicuramente aiuta a comprendere perché non bisogna avere paura di attraversare quella che la Santa Madre Teresa di Calcutta chiamava la “notte oscura” dell’anima, un momento di abbandono della speranza, dove si riesce perfino a dubitare dell’esistenza del Creatore; dove i giorni si alternano senza gioia, scivolando nel dolore interiore sempre più intenso.

Nella sua proposta letteraria, che non manca di originalità, Francesco Giorgi ha trovato la formula giusta per far convivere in una narrazione romanzata ambientata a Firenze (città che Giorgio La Pira non a caso esaltava per la sua bellezza generatrice di contemplazione, pace, elevazione) il frutto di una eccellente formazione umanistica e teologica, rinvigorita dalla ventennale esperienza di insegnamento della Religione in un Liceo Scientifico fiorentino. Lievitata nel tempo con lo stare in mezzo a studenti tutti i giorni, trasmettendo pure la passione per la filosofia e la musica (è un apprezzato cantautore) ma soprattutto valori autentici; e ricevere da loro confidenze, dubbi, domande con la richiesta di convincenti e non ambigue risposte sugli enigmi della vita e della Fede, che oggi ci mette addosso i panni del Vangelo.

Cosa ho scoperto attraverso i dialoghi intensi tra i due giovani protagonisti – un uomo di scienza, il medico Nikola e la moglie Soleia, fortemente votata alla mistica ed all’Amore vero, eterno – ? Ho trovato conferme e motivazioni plausibili del perché viviamo un tempo di crisi. Con questa parola, per tanti versi abusata, si vuol dire che sono tramontate alcune immagini, idee, ideologie, modi di pensare e di vivere. La crisi riguarda quei sistemi di pensiero che pretendevano di comprendere fino in fondo la società e la vita dell’uomo; che predicavano la felicità attraverso il progresso scientifico e tecnologico, la politica e la trasformazione sociale, la liberazione delle energie psichiche e sessuali. Confusamente l’uomo oggi – ancor più dopo questa emergenza Covid – percepisce che le speranze cullate dalle ideologie erano povere. Reagisce con un profondo disinteresse verso di loro, senza tuttavia trovare qualcosa con cui alimentare la speranza. L’uomo medio vive alla giornata. Molti non si interrogano sul mistero della Santissima Trinità. Invece Francesco Giorgi nel suo libro lo richiama più volte, ritenendolo centrale nella fede e nella vita cristiana. Aprendo orizzonti di ripensamento anche ai non credenti, come prima di lui hanno fatto – lo ha ben evidenziato il critico letterario Vincenzo Arnone – prestigiosi scrittori del Novecento: Mario Pomilio nel “Natale del 1833”, Rodolfo Doni in “Un filo di voce” e Giorgio Saviane in “Voglio parlare con Dio”.

Ne “Il medico del mondo” ci sono diversi passaggi di analisi profonda sul rapporto tra Scienza e Fede, che mantiene sempre, in ogni tempo, fascino e interesse, ma anche la sua problematicità. In fondo Nikola e Soleia ne sono due simboli. Nei dialoghi tra loro e con amici toccano alcune conflittualità che si rispecchiano nella società contemporanea. E’ il motivo per cui Papa Francesco non si stanca di sottolineare l’importanza di unire la “riflessione filosofico-teologica alla ricerca scientifica, specialmente nell’ambito medico“; ricordando che “rimane sempre valido il principio che non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è perciò stesso eticamente accettabile. La scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità stessa, e necessita di un senso di responsabilità etica”. Per Bergoglio insomma “la vera misura del progresso, come diceva San Paolo VI, è quello che mira al bene di ogni uomo e di tutto l’uomo”.

I giovani d’oggi accettano questa impostazione? Forse taluni hanno un po’ il “vizio” di voler sapere quali spazi e quali fondamenti restano alla religione di fronte alla violenza dei singoli e dei regimi, a quell’uso della tecnologia che in nome del benessere accetta coartazione, alienazione e inquinamento, a larghe porzioni di umanità senza garanzia di sopravvivenza, a vite stampate nel circuito chiuso lavoro-denaro-consumo. Le nuove generazoni hanno una forte esigenza di “realtà”. Ma, come osserva Francesco Giorgi, anche nelle problematiche del quotidiano i giovani, come tutti gli uomini possono trovare aiuto in quel Dio rivelato da Cristo di cui il mondo ha sempre più urgente bisogno: <Anche se questo approdo personale ed universale è reso molto arduo dall’ostilità organizzata di strutture incorporate, culturali e finanziarie che spingono ad ignorarlo, a irriderlo, a confinarlo nei vicoli della coscienza>. Ecco perché Papa Francesco chiede alla “resistenza cristiana” una svolta missionaria. Il grande passo della Chiesa è profetico: il suo linguaggio dovrà sempre più comprendere quello dell’annuncio e della promessa. Dovremmo tutti essere consapevoli che Gesù, come dice Soleia, “è il vero medico del mondo”.

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Antonio Lovascio

Tutte le storie di: Antonio Lovascio