Il racconto della risurrezione di Marco: quale finale?

235 350 Stefano Tarocchi
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sepolcro-vuotodi Stefano Tarocchi • La liturgia della Veglia Pasquale dell’anno “B”, l’anno in corso, riferisce il testo del racconto della risurrezione del vangelo secondo Marco. La pericope riporta fra l’altro le parole seguenti: «[Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome] entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”» (Mc 16,5-7).

Il racconto di Marco però aggiunge un ulteriore versetto, parte integrante del testo evangelico, che nella liturgia dell’anno “B” è però sorprendentemente omesso: «esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (Mc 16,8).

È vero che il racconto di Marco si completa con i versetti 9-20 del medesimo capitolo, una «reliquia autentica della prima generazione», lontana comunque dallo stile narrativo ed espressivo del secondo vangelo. Si tratta di quella che è chiamata la “finale canonica”. Questi versetti, peraltro, sono assenti nei codici maiuscoli Sinaitico e Vaticano, e si trovano solo in codici come l’Alessandrino, quelli di Efrem il Siro, di Beza, di Washington e il codice Koridethi. Qui in effetti la tradizione manoscritta del testo marciano è molto complessa. Forse, come alcuni hanno sostenuto, per qualche motivo la prima generazione cristiana sentì il bisogno di compensare l’originale chiusura dell’evangelista, secondo alcuni andata perduta.

Nel testo troviamo anche un’altra aggiunta – una specie di versetto 8 bis –, omessa dai codici più importanti e comunque estranea al linguaggio dell’evangelista: «esse raccontarono in breve ai compagni di Pietro ciò che era stato loro annunciato. In seguito, Gesù stesso fece portare da loro, dall’oriente fino all’occidente, il messaggio sacro e incorruttibile della salvezza eterna. Amen».

Un’ulteriore integrazione, dello stesso tenore della precedente, contenuta nel solo codice di Washington, si trova tra i versetti 14 e 15: «[gli Undici, rimproverati per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto (Mc 16,14] addussero a propria difesa: «Questo secolo d’ini­quità e d’incredulità è sotto il dominio di Satana, il quale non permette che ciò che è sotto il giogo degli spiriti im­puri concepisca la ve­rità e la po­tenza di Dio; per questo ri­vela fin d’ora la tua giustizia». Essi dice­vano al Cristo e il Cristo rispose loro: «Il termine degli anni del po­tere di Satana è compiuto; e tuttavia altre cose terribili sono vi­cine. E io sono stato consegnato alla morte per coloro che hanno peccato, per­ché si convertano alla verità e non pec­chino più ed ereditino la gloria di giustizia spirituale ed incorrut­tibile che è nel cielo».

Tornando al versetto 8 di Marco 16, forse nella mente degli editori del lezionario si ritiene evidentemente che possa creare dello sconcerto negli ascoltatori odierni. Il motivo è che nega una verità palese: il compito dell’annuncio che l’angelo («un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca: Mc 16,5») affida alle donne – «andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea”» – è stata apparentemente disattesa: «non dissero niente a nessuno». Dopotutto gli altri tre Vangeli, sebbene in maniere diverse, raccontano un’altra storia.

Questo è uno dei casi in cui l’editore del libro liturgico si permette di decidere quale parte della parola di Dio lasciare venga proclamata. Così, ad esempio trascurando una determinata struttura narrativa, magari in nome della tardiva divisione in capitoli e versetti, sembra dare all’omileta e a quanti ascoltano una versione diversa della pagina evangelica. Non che tale obiettivo non si possa raggiungere involontariamente anche con una determinata traduzione piuttosto che un’altra, ma tant’è.

Si può comunque pensare che Marco, nei versetti 1-8 del capitolo 16 del suo libro, gli ultimi di suo pugno, lasci che il lettore, nonostante che in un primo tempo possa essere sconcertato dalla finale del Vangelo, in quelle scarne parole trovi comunque un significato straordinario.

L’evangelista sembra dirci che quella che a prima vista è un tradimento della missione affidata alle donne, non solo queste ultime dicono tutto ai discepoli (l’esatto contrario del testo attuale!), ma la consegna di condurre i discepoli in Galilea si compie in pieno: i discepoli dovranno raggiungere il Cristo dove si manifesterà ai discepoli come il Risorto.

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Stefano Tarocchi

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