di Leonardo Salutati • L’usura è una pratica antica, di cui si ha evidenza a partire dai tempi del Codice di Hammurabi (18° sec. a.C.), che non ha mai cessato di accompagnare la vita dell’uomo e che, puntualmente, si ripresenta in maniera diffusa e sistematica in connessione con il manifestarsi di crisi economiche ed occupazionali.
Riguardo all’Italia, i ricercatori dell’Eurispes confermano la capillare diffusione dell’usura legata a nuove abitudini: «Nel corso dell’ultimo anno [2015] è aumentata, rispetto alla precedente rilevazione, la percentuale di chi dichiara di avere avuto esperienza di amici o parenti a cui è capitato di chiedere denaro in prestito ad un usuraio (16,9%, cioè 6% in più rispetto allo scorso anno); di ricorrere alla Caritas o ad altre associazioni per disporre di un aiuto economico (22,9%, più 2,7%); di perdere importanti somme di denaro al gioco (28,7%, più 13,4%)» (Eurispes 2016).
Da sempre l’usura si consuma nel silenzio delle vittime, timorose a causa della capacità intimidatoria dell’usuraio. Spesso l’esercizio di tale attività attinge da risorse derivanti da attività illecite, consentendo il formarsi di ingenti patrimoni che, immessi nel circuito finanziario, sono capaci di trasformare la vecchia pratica usuraria in un’attività a carattere imprenditoriale.
A cadere nella rete dell’usura non sono soltanto i balordi o i giocatori d’azzardo, ma gli immigrati, la gente comune, i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori. Persone oneste, e spesso sprovvedute, che per salvare l’azienda o la famiglia finiscono nell’ingranaggio dello strozzo perché impossibilitati a rivolgersi alle banche o perché, mal consigliati, si rivolgono a finanziarie che appaiono rispettabili ed invece non lo sono.
In particolare, negli ultimi anni, con l’ampliarsi del divario tra i bisogni di credito della società e l’offerta del sistema creditizio legale, molti imprenditori si sono trovati in crisi di liquidità senza finanziamenti legali che facessero fronte alle loro richieste (Occhetta), venendo spinti nel baratro dell’usura dalle stesse banche le quali, a loro volta, ritengono che negare un finanziamento sia una cautela per non creare una situazione debitoria insolvente.
È stato inoltre accertato il fenomeno dell’usura bancaria per il quale, secondo quanto afferma Ciro Angelillis, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, va provato l’elemento psicologico, cioè il dolo del bancario nel superare il tasso soglia previsto dalla legge del 1996, al di sopra del quale scatta l’usura. Sennonché molto spesso ci sono artifizi finanziari subdoli che fanno superare questo tasso di poco e per poco tempo, per cui il funzionario potrebbe dire a sua difesa di non essersene accorto. Pertanto, quando l’attività finanziaria è complessa, diventa problematico provare l’elemento psicologico. A tal proposito, osserva ancora Angelillis, l’usura bancaria dovrebbe passare attraverso la responsabilità degli enti regolamentata da una norma del 2001, che consente di addebitare la responsabilità della condotta di una persona fisica nella sua globalità all’ente di cui è dipendente, quando siano accertati i presupposti del mancato controllo su un funzionario. Infatti, non può chiaramente essere considerato un usuraio il singolo funzionario che eroga un prestito superando i tassi soglia per il conseguimento di premi di produttività, ma può esserlo la banca nel suo complesso che non impedisce al bancario di applicare tassi usurai.
Sul fenomeno dell’usura si è pronunciato nel corso del recente Giubileo della Misericordia Papa Francesco, e La Civiltà Cattolica gli ha dedicato un focus nel marzo 2016 (di cui abbiamo riportato alcuni stralci). In generale, comunque, la Chiesa italiana è stata ed è molto attenta a sostenere i malcapitati nella rete degli usurai. Si deve infatti all’iniziativa della comunità ecclesiale italiana se si è giunti alla promulgazione di una legge antiusura nel marzo del 1996 e se, oggi, esiste in Italia una Consulta Nazionale Antiusura, con 28 Fondazioni, 100 centri di ascolto collegati ed oltre 1.000 collaboratori volontari dislocati sull’intero territorio nazionale attivi per rendere concreta la solidarietà cristiana in sinergia con le Caritas diocesane e parrocchiali che, allertate al problema, costituiscono una rete informativa capillare. È una risposta all’auspicio di papa Francesco affinché le istituzioni si pongano al fianco delle vittime dell’usura, «drammatica piaga sociale che ferisce la dignità inviolabile della persona umana» (Udienza 29-01-2014), ma è anche un richiamo forte alla società civile tutta intera perché prenda coscienza che le situazioni di disuguaglianza e di sfruttamento, talvolta drammatiche, richiedono un cambiamento generale nel modo di operare nell’ambito dell’economia. Essa deve essere improntata a criteri di onestà, correttezza, lealtà, solidarietà, responsabilità nei confronti dei portatori di interessi, quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l’ambiente naturale e la più ampia società circostante (cf. CV 40). Oggi più che mai, infatti, la vita economica «ha bisogno di leggi giuste e di forme di ridistribuzione guidate dalla politica, e inoltre di opere che rechino impresso lo spirito del dono» (CV 37).