Misericordia che ricuce le fragilità e unisce

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di Giovanni Campanella · A fine settembre 2020, la casa editrice Mondadori ha pubblicato un piccolo libro intitolato La tunica e la tonaca – Due vite straordinarie, due messaggi indelebili. Il libro si prefigge lo scopo di descrivere la storia e la simbologia della tunica di Gesù e della tonaca di Francesco e di scorgere similitudini e differenze tra il vestito del Maestro e quello del suo discepolo di Assisi.

L’autore è padre Enzo Fortunato, «frate minore conventuale di Assisi, giornalista, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi e del mensile “San Francesco”. Ha collaborato con “L’Osservatore Romano” e scrive per “Avvenire”, “Corriere della Sera”, “Huffington Post” e “Gruppo QN”. E’ volto di Rai 1 con la rubrica “Tg1 Dialogo” e voce di Rai Radio 1 con “In viaggio con Francesco”» (terza di copertina)

L’entusiasmo successivo alla scoperta di un vecchio articolo che spiega che santa Chiara stessa in persona aveva rattoppato con pezzi del proprio mantello la tonaca rovinata di Francesco ha spinto l’autore ad affrontare il tema.

La tonaca di Francesco era la veste quotidiana da lavoro dei contadini del suo tempo. Il fatto però che le due larghe maniche fossero cucite perpendicolarmente alla linea delle spalle rimanda alla croce e quindi al Maestro di Nazareth. Le loro spoliazioni legano la storia dei due personaggi.

Il primo significato della tunica di Gesù, tessuta tutta d’un pezzo, è l’unità dei cristiani. Il primo significato della tonaca di Francesco è la fragilità umana. Insieme richiamano il concetto di riparazione, condivisione, amore per l’uomo e per il creato.

Nei primissimi passi della Bibbia, si nota che già Adamo ed Eva vestivano delle «tuniche di pelli», avute in dono da Dio. Anche dopo il peccato, Dio continua ad avvolgere i primi uomini con la Sua misericordia.

Padre Fortunato passa a descrivere la storia della tunica in sé e poi si concentra su possibili peripezie della particolare tunica di Gesù. Importanti reliquie di tale tunica sono custodite a Treviri e ad Argenteuil. Invece a Oviedo si trova il Sudario, il panno rettangolare che sarebbe stato posto sul volto di Gesù morto, prima di essere avvolto nella sacra Sindone, la quale a sua volta è ubicata a Torino. L’abito conservato nel duomo di Treviri risalirebbe agli inizi dell’impero romano ed è stato consolidato con strati di tessuto di epoca successiva. A differenza della tunica di Argenteuil, non presenta macchie di sangue e quindi qualcuno suggerisce che la tunica di Treviri fosse stata indossata sopra quella di Argenteuil. Sembra che Gesù sul Golgota continuasse a indossare solo quest’ultima. Questa ha avuto una storia molto travagliata: durante la rivoluzione francese, il parroco la tagliò in cinque pezzi e la affidò a persone diverse per salvarla. Fu poi ricostituita tempo dopo.

Anche delle tonache di Francesco abbiamo varie reliquie. Recenti ricerche hanno stabilito che la tonaca custodita nella basilica di Santa Croce a Firenze non è autentica. Sono invece autentiche le tonache che si trovano a Cortona, a La Verna e ad Assisi. La tonaca di Cortona fu data a frate Elia, il quale passò i suoi ultimi giorni in ritiro proprio alle Celle di Cortona. La tonaca della Verna è l’abito delle stimmate. Per qualche secolo fu presa e tenuta dai fiorentini (nel convento cittadino di Ognissanti) a seguito di una ribellione degli aretini. Nel 2001 fu riportata a La Verna. La tonaca di Assisi è proprio quella che è stata rattoppata diciannove volte dalla stessa mano di santa Chiara con tessuto ricavato dalla sua propria veste. È una forte immagine di comunione tra i due e di misericordia che ripara le fragilità.

Francesco ha spesso donato il proprio saio a poveri e devoti. La tunica si fa quindi espressione di carità. La stessa carità che portò Gesù a “spogliarsi di sé stesso” (cfr. Fil 2,7), a essere privato delle proprie vesti.

Personalmente mi viene in mente un collegamento anche con il manto di Maria. Un manto che significa protezione. Spesso infatti la Vergine è raffigurata nell’atto di proteggere la Chiesa con il proprio manto. Che la sua intercessione possa sostenerci e far sì che la misericordia divina possa rattoppare la nostra fragilità, soprattutto in questi tempi non belli di crisi sanitaria ed economica.

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Giovanni Campanella

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