Il contributo dei cristiani alla politica

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san-tommaso-daquinodi Leonardo Salutati • L’area della politica è da sempre fondamentale per la vita di ogni singolo essere umano, perché in quest’ambito si generano le decisioni di carattere strutturale e istituzionale che influenzano in modo determinante le modalità della vita personale e collettiva. Per questo, per i cristiani e i cattolici in particolare, è di tutta rilevanza l’essere presenti nella vita politica, soprattutto in considerazione del fatto che il tramonto dei regimi del socialismo reale e la crisi del capitalismo liberista hanno reso ancor più attuale il modello politico del personalismo sociale. Tale visione mediando tra persona e società, consente il superamento tanto dell’individualismo che del collettivismo, tratteggiando un equilibrio ideale tra diritti di libertà e diritti di giustizia e di solidarietà e promuovendo un’idea di società e di politica in cui realizzazione personale e bene comune non si contrappongono, ma acquistano carattere di inseparabile correlazione, dove la persona è responsabile del bene comune e la comunità del bene della persona.

Questa prospettiva, che nella Carta costituzionale italiana ha trovato ampia espressione, fornisce alla politica un sostrato di valori che favorisce la crescita della persona in tutte le sue dimensioni e facilita l’individuazione dei mezzi necessari per un autentico sviluppo umano. La concreta attuazione di questo progetto richiede però alcune decisioni strategiche. Prima di tutto la definizione di un corretto equilibrio tra principio di solidarietà e principio di sussidiarietà. L’esercizio della solidarietà, che è uno dei compiti fondamentali della politica, per essere correttamente attuato esige infatti la sussidiarietà, ovvero il coinvolgimento in funzione sussidiaria di tutte le energie presenti nella società – dai singoli cittadini ai mondi vitali agli enti intermedi – che vanno non solo accolte, ma promosse e valorizzate. Il principio di sussidiarietà richiede infatti la non ingerenza da parte dei gruppi e degli organismi più grandi in ciò che il singolo soggetto può responsabilmente fare di propria iniziativa e con le proprie forze. Nell’organizzazione sociale il soggetto più grande e più forte ha diritto soltanto ad esercitare azioni, sostegno e assistenza in forma ausiliaria. Laddove però questi interventi diventino indispensabili e necessari, la sussidiarietà si trasforma in obbligo di intervento da parte dell’organismo maggiore nei confronti di quello inferiore.

Questa prima condizione deve poi venire integrata dallo sviluppo di una cultura dei doveri e della responsabilità. Infatti, pur riconoscendo alla stagione dei diritti soggettivi il merito di aver restituito dignità a intere classi sociali e alla generalità degli esseri umani, oggi vi è il rischio che la rivendicazione dei diritti legati a desideri in costante espansione, impedisca ad altri l’accesso alla possibilità di soddisfare dei bisogni fondamentali e finisca per offuscare la necessità e l’importanza della dimensione dei doveri, con un’evidente ricaduta negativa per la vita politica.

Infine, una attenzione del tutto particolare va rivolta alla cura di quel realismo che ha sempre caratterizzato la visione sociale e politica cristiana (cf. S.Tommaso d’Aquino), disposta a tollerare il minor male per non provocare un male maggiore. Tale realismo favorisce il senso del limite e perciò la ricerca del bene possibile, evitando la tentazione di sterili ricerche di perfezione o di facili utopismi, che si accompagnano sempre al rischio di lasciare le cose come sono e persino qualche volta di peggiorarle. Ciò che manca spesso alle odierne proposte politiche è, infatti, la mancanza del senso di trascendenza, ovvero la scarsa percezione della precarietà esistenziale, della fragilità creaturale e del mistero del male, che rende ambivalente ogni opera umana, con la conseguenza dello scadimento della politica nel populismo, generatore a sua volta di atteggiamenti distruttivi che sfociano nell’antipolitica.

Il cristiano, in quanto sa misurarsi obbiettivamente con la complessità della realtà, non può non essere portatore di una cultura della mediazione e della moderazione che accetta la strada obbligata del compromesso, nel senso nobile di compromissione con la realtà, astenendosi da sterili purismi, da astratti idealismi e da evasioni improduttive, pur senza rinunciare alla tensione ideale.costituz-RI

Per questi motivi l’impegno in politica cristiano, e cattolico in particolare, è oggi quanto mai urgente. Tuttavia la possibilità che questo impegno si attui in modo fecondo è strettamente dipendente, oltre che dalla capacità di dare contenuto efficace alla propria azione scegliendo le modalità di presenza più idonee ad interpretare le domande dell’attuale momento storico, anche e soprattutto dalla limpidezza della testimonianza e dall’apertura a un dialogo costante con tutti gli uomini di buona volontà. Questo esige, da un lato, la disponibilità a fare del bene comune prima ancora che il fine della propria azione, l’habitus personale con cui affrontare le diverse situazioni nello spirito di servizio; dall’altro, l’impegno a coltivare il senso di una vera umiltà, che nasce dalla consapevolezza di non essere padroni della verità, ma di doverla ricercare e promuovere con pazienza attraverso il confronto con gli altri (cf. G. Piana).

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Leonardo Salutati

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