Attualità del pensiero di Giorgio La Pira. Un esempio delle affinità con il magistero di Francesco.

300 342 Carlo Parenti
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2vl86xxdi Carlo Parenti • Ritengo che numerose siano le affinità di pensiero tra La Pira e Francesco1. Naturalmente perché comune è la loro radice: la Bibbia. E aggiungo: il magistero sociale della Chiesa. E’ in generale affine il pensiero, attualizzato da Francesco, che la pace è più ragionevole della guerra. Una riflessione e due esempi tra i tanti (si pensi i anche alla loro comune visione sull’abbattere muri e costruire ponti). 1- La mia personale riflessione si collega a uno spunto di Mario Primicerio quando dice che La Pira aveva una visione del destino dell’umanità, un progetto, ma anche il realismo delle piccole cose.

Per me, in altre parole, era cioè un grande uomo che volava alto, ma capace della concretezza proprio delle piccolezza. Mi viene in mente Teresa di Lisieux che (da santa) esortava a «Crescere in piccolezza». Trovo un parallelo di concretezza tra La Pira e Francesco nelle loro biografie. In particolare nel percorso di studi e di docenza che entrambi hanno compiuto. Bergoglio si diploma come tecnico chimico, sceglie poi la strada del sacerdozio, entrando nel seminario diocesano. Poi si laurea in filosofia. E’ quindi professore di letteratura e successivamente si laurea anche in teologia. Il 13 dicembre 1969, all’età di trentatré anni, è ordinato sacerdote. Infine è anche professore di teologia. La Pira invece nel 1921 consegue il diploma di ragioniere (come il padre di Bergoglio). Nel 1922, studiando da privatista, ottiene la maturità classica e nel 1926 la laurea in Giurisprudenza. Nel 1927 diviene professore incaricato di Diritto Romano.

Ecco, io credo che l’effettività del pensiero e dell’azione di questi due grandi uomini, la loro capacità di semplificare le cose difficili e di farsi capire da tutti, la loro concretezza – che però altro non è che il distillato prezioso di intensi e faticosi studi – la loro capacità di destare simpatia tra i puri e sospetto tra gli idolatri del denaro, si spieghi solo con la loro formazione: tecnico chimico e ragioniere (la solidità della materia), nonché filosofo, psicologo, teologo e romanista (la profondità del pensiero) 2- Il primo dei due esempi di affinità tra i tanti possibili : le ultime preghiere di La Pira furono per i bambini che soffrivano le violenze. Mi disse in uno dei suoi ultimi giorni: “stamane ho pregato per i bambini, perché nessuno faccia loro violenza e si rispetti la loro libertà, anche intellettuale”. Oggi Francesco ogni giorno grida sempre più forte contro l’insensata violenza delle guerre di cui i bimbi sono vittime. Recentemente: “Basta con la strage degli innocenti in Siria…È inaccettabile che in Siria tante persone inermi, anche tanti bambini, debbano pagare il prezzo del conflitto, della chiusura di cuore e della mancanza della volontà di pace dei potenti”.

Si pensi poi all’ultima lettera di La Pira, sempre indirizzata a Paolo VI, da cui estrapolo dei passaggi: “Beatissimo Padre, Le scrivo all’estremo delle forze in cui mi trovo. RaccontarLe tutto è inutile(…) davanti a noi c’è il Corpo della Chiesa ogni giorno più crescente: che sarà? Ci poniamo questa domanda proprio mentre il Signore ci invita a riflettere sulla situazione in cui si trovano migliaia di giovani. Preghi per me…” «Ho pregato per i bambini, perché nessuno faccia loro violenza». «Il Signore ci invita a riflettere sulla situazione in cui si trovano migliaia di giovani». Davvero La Pira diceva parole di sconcertante attualità! Si pensi soltanto, ai fenomeni mondiali di guerra, di schiavitù, alla tratta delle giovani donne a scopo sessuale, alla pedofilia, al commercio di organi umani, alle droghe, alla fame, ai migranti, al dramma della disoccupazione giovanile. Su questa un raffronto tra il Professore e Francesco.

Per La Pira2: “L’attesa della povera gente (disoccupati e bisognosi in genere)? La risposta è chiara: un Governo ad obbiettivo, in certo modo, unico: strutturato organicamente in vista di esso: la lotta organica contro la disoccupazione e la miseria […] Un Governo, cioè, mirante sul serio (mediante l’applicazione di tutti i congegni tecnici, finanziari, economici, politici adeguati) alla massima occupazione.”

Per Francesco: “La disoccupazione giovanile è grido di dolore che interpella i pubblici poteri, le organizzazioni intermedie, gli imprenditori privati e la comunità ecclesiale […] si compia ogni sforzo per porvi rimedio, dando alla soluzione di questo problema la giusta priorità.3

Il secondo esempio è sul non rispetto del pianeta che può rischiare la distruzione Il professore così si esprimeva da romanista (il 12 aprile 1954 a Ginevra in una sessione del Comitato Internazionale della Croce Rossa): “Gli Stati…e le generazioni attuali non hanno il diritto di distruggere una ricchezza che è stata loro affidata in vista delle generazioni future! Si tratta di beni che derivano dalle generazioni passate e di fronte ai quali le presenti rivestono la figura giuridica degli eredi fiduciari: i destinatari ultimi di questa eredità sono le generazioni successive (et hereditate acquirent eam, Salmo 68). Ci troviamo di fronte a un caso che i Romani definivano sostituzione fidecommissaria, cioè di un fidecommesso di famiglia destinato a perpetuare in seno al gruppo familiare l’esistenza di un determinato patrimonio. Ne domus alienaretur sed ut in familia relinqueretur (D. 31­32­6), dice Papiniano. Ecco definita con mordente chiarezza la posizione giuridica degli Stati e delle attuali generazioni di fronte alle città che sono state loro trasmesse dalle generazioni precedenti: ne domus alienaretur sed ut in familia relinqueretur! Nessuno ha il diritto di distruggerle: dobbiamo conservarle, integrarle e ritrasmetterle; non sono nostre, sono d’altri. Affermandolo, siamo nella stretta orbita della giustizia: neminem laedere suum unicuique tribuere.” Così oggi Francesco nella enciclica Laudato Sì 4: 67. (…)Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future. In definitiva, « del Signore è la terra » (Sal 24,1), a Lui appartiene « la terra e quanto essa contiene » (Dt 10,14). Perciò Dio nega ogni pretesa di proprietà assoluta: « Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti » (Lv 25,23)(…) 159. La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. Le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con sé il disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi. Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo(…)I Vescovi del Portogallo hanno esortato ad assumere questo dovere di giustizia: « L’ambiente si situa nella logica del ricevere. È un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». Un’ecologia integrale possiede tale visione ampia.

Concludo questo mio breve appunto ricordando però che l‘azione politica di La Pira – concreta e realistica- sgorgava dalla contemplazione e dalla vita unitiva col Signore. Era un infatti un mistico prestato alla politica.

1 Ho sviluppato tale tema in un recente mio libro: Carlo Parenti, La Pira e i Giovani, Rondini in volo verso la primavera di papa Francesco, SEF, 2016

2 Si veda il saggio apparso nel 1950 sulla rivista dossettiana «Cronache Sociali». Oggi: Giorgio La Pira, L’attesa della povera gente, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1978.

3 Parole pronunciate il 18 aprile 2015 in occasione del suo primo incontro in Vaticano, col presidente della Repubblica, Mattarella.

4 Si veda in generale il capitolo quarto: Un’ecologia integrale. Più in dettaglio il paragrafo V: La Giustizia tra Le Generazioni al numero 159, ma anche ai nn. 160, 161, 162 . Sempre sul tema di pensare seriamente alla salvaguardia del creato per le future generazioni si studino anche le riflessioni di cui ai i numeri 22, 53, 67, 95, 109, 169, 190,195.

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