Dal controllo all’ascolto dell’Altro

300 454 Giovanni Campanella
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etienne_perrotdi Giovanni Campanella • Nell’attuale società individualistica, il mito del self-made man ha avuto la sua non trascurabile fortuna. Il self-made man è letteralmente l’uomo che si è fatto da sé. E’ colui che non deve niente a nessuno, non dipende da alcuno e ha costruito il suo successo solo grazie alle sue proprie capacità. Padre Étienne Perrot, gesuita presbitero ed economista docente all’Università di Friburgo in Svizzera e all’Istituto Cattolico di Parigi, decostruisce questa figura in un percorso spirituale per dirigenti di azienda in quattro fasi, prendendo spunto dagli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Tale percorso è racchiuso nel libro Esercizi spirituali per manager (190 pp.), pubblicato nel Giugno 2016 dalla casa editrice Castelvecchi nella collana “Le polene” (il titolo originale è Exercices spirituels pour managers, pubblicato nel 2014 da Desclée de Brouwer).

Dopo due brevi capitoletti in cui Perrot definisce la spiritualità in generale, la spiritualità manageriale e lo scopo del libro, l’opera è suddivisa in quattro grandi capitoli, corrispondenti alle quattro fasi del percorso spirituale e seguiti poi da una breve conclusione.

Il primo capitolo è intitolato “Mettersi in moto”, contiene esercizi che Perrot definisce “di rilassamento”, è incentrato sul concetto di debito e si avvale della riflessione su parabole quali quella del figliol prodigo (Lc 15,11-32) e del servo spietato (Mt 18,23-35) e sull’episodio di Babele (Gen 11,1-9).

Il secondo capitolo (“Procedere”) introduce il tema dell’Altro, del reale fuori dal manager che si impone al manager. Sono così proposti esercizi di resistenza nei quali si medita su testi biblici riferiti alle tentazioni nel deserto (Mt 4,1-11), all’imposta dovuta a Cesare (Mt 22,16-21) e ad episodi sulla relazione tra Dio e il denaro, la ricchezza, le proprie capacità (Lc 16,13, il giovane ricco in Mc 10,17-22, il fariseo e il pubblicano in Lc 18,9-14).

Il terzo capitolo corrisponde alla fase più difficile, alla crisi, al fallimento, alla notte oscura. Si intitola “Bloccarsi” e contiene esercizi di resilienza, di adattabilità. I riferimenti biblici a cui si collega sono il passaggio in cui Gesù commenta il crollo della torre di Siloe (Lc 13,1-5), la preghiera degli esiliati presente in Bar 1,15b-3,8 e l’episodio della croce sulla fronte in Ez 9,1-5.

Il quarto capitolo è “Ripartire”, con esercizi di abbandono, per accorgersi che l’Altro è una risorsa. Qui ci si avvale dell’episodio della trasfigurazione (Lc 9,28-36), della parabola dell’amministratore infedele (Lc 16,1-8) e della parabola dei talenti (Mt 25,14-30).

Il testo è molto profondo e talvolta giunge a livelli alti di astrazione di comprensibilità non immediata. La matrice cristiana è ovvia; talvolta però sembra emergere l’intento di avvicinare anche l’agnostico provocandolo ad accorgersi di una realtà fuori di lui che lo interpella, senza riferirsi esplicitamente all’esperienza cristiana e magari sperando di suscitare una tensione verso di essa.

Non solo i manager ma ognuno di noi è invitato a rendersi conto che non siamo soli, rinchiusi nel nostro mondo rigido, freddo, fatto di calcoli e controllo: c’è una bellezza che ci attende. Capire di essere di fronte ad un Altro che prescinde da noi: all’inizio è dubbio, paura e confusione. Poi è bellezza.

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Giovanni Campanella

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