Quel «chiasso» che continua a fare rumore. Venti anni dalla GMG di Roma 2000

420 480 Stefano Liccioli
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Gmg2000_logodi Stefano Liccioli · Se è vero che ogni persona ha un bagaglio di ricordi, è altrettanto vero che molto spesso ne ha uno anche di rimpianti. Quando in questi giorni è stato ricordato il ventesimo anniversario della XV Giornata Mondiale della Gioventù (Roma 2000) e con essa l’indimenticabile veglia di Tor Vergata, non ho potuto far a meno di pensare che tra i miei rammarichi c’è quello di non aver partecipato proprio a questa GMG che nell’immaginario collettivo è diventata poi “la” Giornata Mondiale della Gioventù. Sarà stata la coincidenza con l’anno giubilare, sarà stato il carisma di Papa Giovanni Paolo II che, nonostante la malattia lo stesse sempre più indebolendo, riuscì come non mai a catalizzare l’entusiasmo dei suoi amati giovani, oppure saranno stati altri fattori, ma a distanza di venti anni possiamo dire che si è sicuramente avverata la previsione che Papa Wojtyla fece proprio al termine della veglia a Tor Vergata quel sabato 19 agosto:«Questo “chiasso” ha colpito Roma e Roma non lo dimenticherà mai». Non è solo la Capitale a non esserselo dimenticato, ma tutto il mondo ha ancora fisso nella memoria le immagini di quei giorni così come le parole del Pontefice oggi santo. Solo per fare un esempio cito alcuni passaggi del discorso che Giovanni Paolo II rivolse ai giovani durante la veglia, frasi ed espressioni che sono rimaste scolpite in chi le ha ascoltate dal vivo, ma anche in chi le ha lette o sentite attraverso i mezzi di comunicazione.

«In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna». Il Papa, proprio come Pietro, fece la sua professione di fede davanti ad oltre due milioni di ragazzi e ragazze (alle «”sentinelle del mattino” in quest’alba del terzo millennio» così come li chiama lui), indicando Gesù, e solo Lui, come l’unico Bene in grado di soddisfare il nostro desiderio di felicità. E’ un discorso cristocentrico che vuole focalizzare l’attenzione dei giovani su Gesù (il titolo di quella GMG era, non a caso, “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”). Una scelta, quella di San Giovanni Paolo II, che potrebbe sembrare scontata, ma che a mio avviso non lo è perché a volte la figura di Gesù così come certe verità scomode vengono censurate per avere più appeal con le nuove generazioni. In certe occasioni questo avviene, paradossalmente, pure in ambito ecclesiale quando in alcune circostanze si dà tanto a ragazzi e ragazze, ma non si dà Gesù. Il Santo Padre non nascose neanche le difficoltà che sono proprie della sequela di Cristo, del cammino di fede e parlando dei martiri osservò:«Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì! Una fedeltà da vivere nelle situazioni di ogni giorno: penso ai fidanzati ed alla difficoltà di vivere, entro il mondo di oggi, la purezza nell’attesa del matrimonio. Penso alle giovani coppie e alle prove a cui è esposto il loro impegno di reciproca fedeltà. Penso ai rapporti tra amici e alla tentazione della slealtà che può insinuarsi tra loro. Penso anche a chi ha intrapreso un cammino di speciale consacrazione ed alla fatica che deve a volte affrontare per perseverare nella dedizione a Dio e ai fratelli. Penso ancora a chi vuol vivere rapporti di solidarietà e di amore in un mondo dove sembra valere soltanto la logica del profitto e dell’interesse personale o di gruppo». Le parole del Papa rivelano il suo essere un vero educatore capace di additare ai giovani alti traguardi, senza nascondere le difficoltà che accompagnano ogni percorso. Non dobbiamo dimenticare che il segno di tutte giornate mondiali della gioventù è la croce che ci ricorda come l’amore autentico comporti anche il sacrificio.unnamed

Infine un ultimo passaggio altrettanto memorabile:«Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti». Con queste parole San Giovanni Paolo II volle marcare la differenza tra chi, in passato, si è servito dei giovani e chi invece, come lui, si è posto a servizio dei giovani per incoraggiarli a far della loro vita un capolavoro. A mio avviso forse volle anche rispondere a chi, magari pure all’interno della Chiesa, continuavano a guardare con un po’ di scetticismo a questi eventi ritenuti delle grandi “adunate” che però successivamente non riempivano le chiese.

Al di là delle immagini e dei discorsi memorabili potremmo comunque interrogarci sui frutti che a distanza di venti anni sono nati da un’esperienza come quella di Roma o su come in questo periodo sia cambiata il rapporto tra la Chiesa ed i giovani oppure se e come i giovani di Tor Vergata abbiano risposto nel tempo all’appello di San Giovanni Paolo II. Sono tutte domande legettime e che potrebbero essere oggetto di un altro articolo. Nessun interrogativo deve però sminuire il grande valore della Gmg e di quella di Roma in primis che ancora oggi, a distanza di quasi quaranta anni dal primo evento, costituiscono una grande intuizione di Papa Wojtyla per far sperimentare ai giovani, tra le altre cose, la dimensione universale della Chiesa.

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Stefano Liccioli

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