Gianni Rivera, un grande italiano

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di Giovanni Pallanti · Il 18 agosto di quest’anno, Gianni Rivera ha compiuto 80 anni. E’ stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. E non solo italiani. Infatti nel 1969 France Football gli assegnò il Pallone d’oro come miglior calciatore mondiale di quell’anno. Rivera, nato ad Alessandria, debuttò giovanissimo in serie A, nella squadra della sua città, per poi approdare diciottenne al Milan. Dove è rimasto fino alla fine della carriera. Calciatore di estrema intelligenza di gioco, elegantissimo nei movimenti, capace di gol entusiasmanti, come quello che marcò nella semifinale del campionato Mondiale di calcio nel 1970, allo stadio Atzeca di Città del Messico, segnando il 4-3 del trionfo italiano contro la Germania. 

Quando già era un idolo del calcio mondiale, Rivera, con Sandro Mazzola e Giacinto Facchetti, dichiarò più volte, in occasione delle elezioni politiche, su <Il popolo lombardo>, settimanale della Democrazia cristiana lombarda, il proprio voto allo scudocrociato per le elezioni politiche degli anni Settanta e Ottanta. Finita la carriera di calciatore, nel Milan e nella Nazionale italiana, Rivera è stato eletto dall’87 al 91 al Parlamento italiano, e successivamente al Parlamento europeo. E’ stato per cinque anni sottosegretario alla Difesa, nei governi Prodi, D’Alema e Amato. 

Oltre che un grande calciatore, Rivera è stato un uomo di grande coerenza e dignità, sportiva e politica. Da ragazzo ha indossato la maglia grigia dell’Alessandria, poi sempre e soltanto quella del Milan, con cui ha vinto scudetti e una Coppa del campioni, e quella della nazionale, diventando campione europeo e vice campione del Mondo. Quando il Milan diventò proprietà di Silvio Berlusconi, nonostante i grandi successi del tycoon lombardo, Rivera non accettò mai di entrare a far parte della sua corte, né accettò mai di essere candidato per il partito di Forza Italia. Questo significa che Gianni Rivera è stato un unicum anche nel mondo del calcio, uno sport universale, dove giocatori di ogni nazionale inseguono spesso i soldi e non rimangono fedeli a una sola squadra. L’idea di mondo che ha Rivera gli ha impedito di mettersi al servizio Berlusconi, che pure come presidente del Milan ha vinto tanti scudetti e coppe internazionali, e ha sistemato in politica tutti coloro che potevano essergli utili a rafforzare la sua immagine di <mecenate> miliardario. Rivera invece è stato una silenziosa opposizione al regno di Berlusconi, sia nel calcio, sia nella vita politica: un grande italiano, che merita di essere ricordato per ciò che ha fatto nel calcio e nella vita civile. A differenza di altri importanti personaggi come Roberto Mancini, che il mese scorso si è dimesso da commissario tecnico della nazionale italiana, per andare ad allenare, con un contratto miliardario, la nazionale dell’Arabia Saudita. Una scelta che Rivera non avrebbe mai fatto. 

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Giovanni Pallanti

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