Il Covid accresce la povertà. Il rapporto Caritas per il 2020: «Gli anticorpi della solidarietà»

408 500 Carlo Parenti
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di Carlo Parenti · Si è detto e si dice molto, forse inutilmente troppo, a proposito della pandemia ci sta avvilendo. Una cosa è palese: siamo “tutti sulla stessa barca”, come diceva il Venerabile Giorgio La Pira. «L’epidemia -come ci ricorda la Fondazione La Pira- distrugge le sicurezze che ci illudiamo di costruire con il potere, con le ricchezze, con le nostre frontiere e le nostre divisioni. E tutti coloro che hanno tratto e traggono da una tragedia comune pretesti per alimentare contrasti e rancori da tradurre in sperati aumenti di consensi dimostrano soltanto la loro inadeguatezza a comprendere i segni dei tempi di questa stagione».

Orbene, socialmente la pandemia ha colpito forse più duramente che clinicamente. Ce lo ricorda il nuovo rapporto (81 pagine) di Caritas Italiana dal titolo “Gli anticorpi della solidarietà”, pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre), che cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria mondiale. I dati della statistica definiscono lo scenario entro il quale ci muoviamo: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil (-17,7%). Tale calo è dell ’11,8% nell’area euro. L’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. I dati di EUROSTAT evidenziano nel secondo trimestre in UE una flessione della spesa per consumi finali delle famiglie pari al -12%, un calo degli investimenti del -15,4%, un -18,8% delle esportazioni e un -17,8% delle importazioni. A preoccupare pesantemente è in modo particolare proprio la discesa dei consumi.

I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione. Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico del 2008 è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti (oltre 4,5 milioni) è più che doppio rispetto al 2007 (circa 1,7milioni), alla vigilia del crollo di Lehman Brothers. Peraltro allargando lo sguardo al mondo, preoccupano anche i dati della Banca Mondiale che per la prima volta dopo venti anni attestano la crescita della povertà estrema: le persone costrette a vivere con meno di 2 dollari al giorno salgono da 60 milioni a una quota che oscilla tra gli 88 e 114 milioni.

Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, di fronte a queste sfide drammatiche e forti criticità, Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti. Entrando nello specifico delle attività, la prima cosa da evidenziare è la riapertura dei centri di ascolto “in presenza”, per lo più su appuntamento o ad accesso libero; un ascolto di prossimità che va tuttavia in parallelo con i servizi telefonici e on line ancora molto diffusi. Da sottolineare poi tutta la preziosa attività sul fronte dell’accompagnamento e orientamento rispetto alle misure previste dal Decreto “Cura Italia” e “Decreto Rilancio”; sono state azioni molto utili, che hanno permesso a numerose persone e famiglie in difficoltà di poter accedere a tali sostegni pubblici (l’83% delle diocesi ha svolto questa specifica attività). C’è infine il tema del lavoro, in particolare quello della sofferenza sperimentata da tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi: rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici, in ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.). Complessivamente sono stati 2.073 i piccoli commercianti/lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo.

Caritas Italiana ha anche esaminato il funzionamento delle misure emergenziali disposte dal governo. Da una rilevazione ad hoc condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il REM (Reddito di Emergenza) è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%). Il REM è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e monogenitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. Si tratta di un profilo del tutto sovrapponibile a quello di coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza (32,5%) all’interno dello stesso campione intervistato: nuclei a reddito molto basso (49,7%), single (45,3%) e coppie senza figli (43,7%), prevalentemente anziani (42,2%). Questo dice che tra le due misure, rispetto alle caratteristiche dei beneficiari, vi sia sovrapposizione piuttosto che compensazione.

Inoltre coloro che hanno ricevuto dalle Caritas servizi di orientamento hanno fatto domanda per il REM tre volte di più rispetto a chi non ha ricevuto tale supporto dalle Caritas e hanno accresciuto di un sesto la possibilità di ottenerlo effettivamente. Orientamento e supporto fanno la differenza, in genere, soprattutto in situazioni di emergenza. Ecco perché nella indagine sulle misure di emergenza, nella metà dei casi (50,1%) i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e sostegno, sia concreto che psicologico durante l’emergenza Covid.

Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà e stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese. Di fronte a una situazione “inedita”, occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto. In particolare ci sarà dunque bisogno di: mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto; realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche; concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulle vite delle persone vengano periodicamente “aggiustate” per poter adeguarsi e meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l’incertezza; intercettare le cause della povertà, cioè come dice papa Francesco: “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi” (3 Ottobre 2020). Solo in questo modo invece di accettare passivamente e in blocco il presente, si forniscono elementi a partire dai quali proiettarsi in un futuro di concreto cambiamento.

Adesso, fronteggiata l’emergenza (che purtroppo sta tornando attualissima), il rischio da evitare è che questa si trasformi in un eterno presente, diventando un alibi per non affrontare con sistematicità alcuni nodi del nostro welfare, del nostro sistema produttivo e del mondo del lavoro. Come ancora ci ricorda Papa Francesco: “Uscire dalla crisi non significa dare una pennellata di vernice alle situazioni attuali perché sembrino un po’ più giuste. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti, tutte le persone che formano il popolo. Tutte le professioni, tutti. E tutti insieme, tutti in comunità. Se non lo fanno tutti il risultato sarà negativo”(Catechesi “Guarire il mondo” – Sussidiarietà e virtù della speranza, 23 settembre 2020). L’unico modo per andare oltre l’emergenza –per Don Francesco Soddu, direttore Caritas Italiana- «è costruire una visione per il futuro del nostro paese attorno a cui coagulare le energie e il fermento che abbiamo scoperto annidarsi nelle pieghe del tessuto sociale in questi mesi. La Caritas li ha voluti chiamare “gli anticorpi della solidarietà”, perché sono stati appigli concreti nelle situazioni di emergenza, lasciando intravedere le potenzialità di una cittadinanza attiva e solidale, che andrebbero nutrite e valorizzate».

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