La jihad contro l’Armenia cristiana

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di Mario Alexis Portella · C’è più di un mese da quando è scoppiato il conflitto militare tra le due ex-repubbliche sovietiche l’Armenia cristiana e l’Azerbaigian islamica nella regione di Nagorno-Karabakh.

Le origini del conflitto nascono dopo la decisione del Cremlino di includere la regione a maggioranza armena all’interno dell’Azerbaigian sovietico. Quando Mosca allentò le restrizioni alla mobilitazione popolare alla fine degli anni ’80, coloro di etnia armena iniziarono a chiedere il trasferimento del Nagorno-Karabakh in Armenia.

Nel 1991, in seguito alla caduta dell’Unione sovietica quando l’Armenia e l’Azerbaigian sono diventati indipendenti, il Nagorno-Karabakh dichiarò la sua indipendenza, sebbene la città e sette distretti circostanti nel terreno sono rimasti sotto il controllo armeno — il governo azero insiste nel vendicare che la terra è la sua.

Mentre gli eventi in Nagorno-Karabakh sono stati in gran parte ignorati dall’Occidente fin ora, ciò che sta avvenendo è una jihad contro i cristiani, come quella che ha massacrato più di un milioni di cristiani e hanno trasferito milioni di altri durante la 1° Guerra Mondiale.

Sotto l’impulso del nazionalismo islamico-turco, il presidente Recep Erdoğan, continua a incoraggiare la stessa politica dei predecessori, cioè di implementare l’hakimiyyat Allah (il regno di Allah sulla terra); il califfo turco ha recentemente chiesto la jihad universale contro l’Armenia :

“Mentre chiedo al popolo armeno di impadronirsi del proprio futuro contro la loro leadership che li sta trascinando verso la catastrofe e coloro che la usano come burattini, invitiamo anche il mondo intero a stare con l’Azerbaigian nella loro battaglia contro l’invasione e la crudeltà“. 

Erdoğan sta cercando di implementare, come un musulmano devoto, quello che è stato scritto nella prima biografia sul profeta Maometto, Sira Rasul Allah, di Ibn Ishaq:

Allah ha detto: “Non spetta a nessun profeta prendere prigionieri finché non ha fatto un massacro sulla terra”, cioè “ha massacrato i suoi nemici finché non li ha scacciati dalla terra. Tu [Muhammad], desideri il richiamo di questo mondo, i suoi beni e il riscatto dei prigionieri. Ma Allah desidera il mondo successivo”, cioè ucciderli per manifestare la religione che desidera manifestare e con la quale si può ottenere su questa terra.

L’Azerbaigian, sebbene sia è sciita, etnicamente è turca, Infatti, la Turchia sta ridistribuendo i suoi miliziani musulmani dalla Siria per combattere insieme agli azeri. Questi mercenari sono stati in Siria per deporre il presidente Bashar al-Assad. Questo è stato affermato dal presidente francese Emmanuel Macron: “Abbiamo informazioni che indicano con certezza che combattenti siriani di gruppi jihadisti sono transitati da Gaziantep per raggiungere il teatro delle operazioni in Nagorno-Karabakh”.

L’Azerbaigian, negli ultimi anni ha potenziato il suo esercito coni guadagni delle esportazioni di vendita di petrolio e gas e ha raggiunto un livello di potenza forse superiore a quello dell’Armenia. Ma complicare la situazione ancora di più è il sostegno militare di Israele agli azeri.

L’Azerbaigian produce da tempo i propri UAV utilizzando la tecnologia israeliana e Baku è attualmente uno dei più importanti acquirenti di armi israeliane. Gli accordi stipulati con Tel Aviv per miliardi di dollari potrebbero anche portare all’acquisto da parte dell’Azerbaigian del sistema missilistico “Iron Dome” che Israele usa contro i missili di Hamas.

Israele ha più di una ragione per migliorare le relazioni con l’Azerbaigian, per il fatto che la repubblica azera confina con l’Iran — l’Iran è stato un alleato dell’Armenia dai tempi dello Shah Mohammad Pahlavi. Inoltre Baku copre circa il 40 percento del fabbisogno di petrolio di Israele attraverso la Turchia tramite l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan.

Ci sono stati parecchi “cessati il fuoco,” ma sono falliti a causa del jihadista Erdoğan e l’appoggio di Israele. Preghiamo che si risolva questo conflitto prima che ci sia un altro genocidio contro gli armeni.

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Mario Alexis Portella

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